Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini: La Morbidezza del Marmo
Data di Realizzazione | 1621-1622 |
Dimensioni | Altezza: 2,55 m |
Materiale | Marmo di Carrara |
Dove si Trova | Galleria Borghese, Roma |
Caratteristiche chiave
- La scultura rappresenta un antico mito secondo cui Plutone, il dio dell’Oltretomba ha rapito la giovane Prosperina per portarla nel suo regno e renderla sua regina
- Bernini ha realizzato quest’opera quando aveva soltanto 22 anni
- Cerbero, il cane a 3 teste, guardiano dell’Oltretomba è dietro Plutone per proteggerlo durante il rapimento
- L’opera è molto reale con Plutone che usa la forza bruta per bloccare la ragazza affondando le dita nella sua carne, e quest’ultima cerca di scappare mettendo le mani sulla sua faccia
- Il punto migliore per osservare l’opera è da davanti, ma puoi girarci intorno per scoprire altri particolari
Per spiegarti quest’opera del Bernini, dobbiamo fare un passo indietro e devo raccontarti il mito del Ratto di Proserpina.
In antichità c’era la dea Cerere che aveva il compito di seminare ed innaffiare le piante sulla Terra, mantenendole sempre belle e rigogliose.
Cerere aveva una figlia di nome Proserpina, la quale – mentre la mamma era al lavoro – giocava nei boschi della Sicilia, divertendosi con i fiori. Lontano da tutti viveva Plutone, il dio dei Morti, il quale era alla ricerca di una donna che diventasse la regina dell’Oltretomba, in un regno freddo e senza luce.
L’uomo un giorno vede Proserpina mentre raccoglie i fiori in Sicilia e se ne innamora. Vorrebbe chiedere a Cerere il permesso di sposarla, ma sa che non glielo permetterebbe mai. Plutone così chiede a Giove, il padre degli dei, il permesso di rapirla. E Giove accetta. Il dio dei morti coglie la ragazza di sorpresa e quest’ultima riesce soltanto a lanciare la sua cintura di fiori in un fiume, nella speranza che sua madre la ritrovi.
Cerere, quando scopre della scomparsa della figlia abbandona il suo incarico e si lancia alla ricerca di Proserpina. Nel frattempo, fiori e piante, senza più nessuno che se ne prendesse cura, cominciano a morire ed apassire. Quando sta per perdere le speranze, si ferma vicino ad un fiume e trova la cintura di fiori della figlia; in quel momento Elios, il dio Sole gli racconta del rapimento e del fatto che Giove abbia acconsentito. Cerere decide di vendicarsi e non cura più i campi sulla Terra.
Senza più cibo sempre più persone muoiono sulla Terra, così Giove è costretto a rimediare. Invia Mercurio a riprendere Proserpina, ma quando arriva qui scopre che la ragazza – in preda alla fame – ha mangiato 6 chicchi di melograno nell’Oltretomba. Secondo la legge divina, se si mangia qualcosa in questo regno non è più possibile tornare nel regno dei vivi.
Lei è disperata, ma Giove decide di fare un eccezione. Dato che ha mangiato 6 chicchi di melograno passerà 6 mesi nell’Oltretomba con Plutone ed altri 6 mesi con la mamma Cerere sulla Terra.
Ti ho raccontato la storia del rapimento di Proserpina perché serve a capire i particolari della scultura.
Pensa che Gian Lorenzo Bernini ha realizzato quest’opera quando aveva soltanto 22 anni, nel 1621.
Gliel’ha richiesta il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese per la sua villa fuori Porta Pinciana.
Nel giro di un anno è pronta e l’artista gliela consegna.
Neanche un anno dopo, nel 1623, Scipione Borghese decide di donarla al cardinale Ludovico Ludovisi, il quale la mette nella sua villa.
Non sappiamo il motivo di questo regalo, ma forse ha degli interessi politici.
Nel 1908 lo Stato Italiano compra l’opera del Bernini e la mette nella Galleria Borghese, dove si trova oggi.
Descrizione
Il Ratto di Proserpina del Bernini mostra l’istante in cui Plutone sta rapendo la ragazza.
Il dramma del momento è rappresentato alla perfezione dalle loro espressioni.
Da una parte c’è Plutone, il dio dei morti e re degli Inferi (e come tale ha la corona e lo scettro).
Alle sue spalle c’è Cerbero, il leggendario cane a 3 teste e guardiano dell’Oltretomba, il quale si assicura che nessuno intralci il suo padrone.
Dall’altro lato c’è Proserpina, che fa di tutto per cercare di allontanarsi dal rapitore.
Spinge la mano sinistra sulla faccia del dio, nel tentativo di scappare.
Ma non può nulla contro la forza di Plutone, il quale la blocca mettendole una mano sulla coscia e sul fianco.
Ed ecco il particolare che ha reso famosa quest’opera: Bernini è riuscito a rendere nel marmo la morbidezza della pelle di Proserpina.
Ma anche i dettagli sono curatissimi.
Plutone ha uno sguardo accecato dal desiderio, rappresentato alla perfezione dai punti bianchi scavati nei suoi occhi dallo scultore.
C’è un forte contrasto tra la delicatezza della pelle della ragazza ed il fisico massiccio e muscoloso di Plutone.
Ma c’è un “errore”.
Bernini, nel tentativo di rendere la scena quanto più reale possibile ha esagerato e li ha scolpito i protagonisti in una posizione irreale e troppo “artificiale”, rendendola quasi una spirale.
Questa scelta evidenzia bene il dramma ed il dinamismo, ma è un po’ troppo costruita.
Il punto migliore per osservare l’opera è da davanti, ma è possibile cogliere tanti altri dettagli girando intorno all’opera (come accade anche con la Paolina Borghese del Canova).
Ad esempio guardando l’opera da sinistra puoi notare che Plutone sta iniziando a correre dopo aver bloccato la donna.
Claudino
La prima volta che l’ho vista sono rimaso incantato ammirandola un palo d’ore. E ogni Volta successiva almeno mezz’ora.
Bernini il piu’ grande.
Luna
Buonasera, ci tenevo a precisare che i personaggi “Plutone” e “Proserpina” fanno parte della mitologia Romana e non Greca. Ovviamente gli antichi Romani hanno ripreso la leggenda dai Greci i cui protagonisti del mito si chiamavano “Ade” e “Persefone”. In più, non è Giove a chiedere a Plutone di riportare nel mondo dei vivi Proserpina, bensì Mercurio (Ermes), il messaggero degli Dèi ed in particolare di Giove (Zeus), il re.
Grazie infinite per l’analisi che fai alle opere d’arte, cordiali saluti.
Mathilde
Buongiorno, volevo segnalare un errore nella battitura del nome della dea del raccolto e madre di Proserpina: non è Cecere ma Cerere. Cordiali saluti
Dario Mastromattei
Buongiorno Mathilde, grazie per la segnalazione. Ho corretto immediatamente l’errore.