Édouard Manet, Il Pittore “Non Realista” e “Non Impressionista”
Vita
- Nasce a Parigi nel 1832 da una famiglia ricca. Suo padre vuole che studi legge ma lui no
- Prova ad entrare in accademia navale, ma fallisce. Si imbarca ma capisce sempre di più che vuol fare l’artista
- Entra nell’atelier di Thomas Couture ma critica la sua pittura statica e tradizionale
- Fa molti viaggi in Europa
- Nel 1861 dipinge Il Guitarrero, viene accettato al Salon ed ha successo
- Nel 1863 presenta La Colazione sull’erba al Salon. L’opera viene rifiutata e criticata moltissimo
- Nel 1865 presenta l’Olympia, anche questa viene rifiutata dal Salon e in molti cominciano a disprezzare l’artista
- Diventa amico di futuri pittori impressionisti come Degas, Monet e Cézanne (ma non accetta mai di entrare nel gruppo)
- Nel 1876-1878 organizza delle mostre personali nel suo studio, andando contro la pittura accademica del Salon
- Muore il 30 aprile 1883 a causa di atassia
Stile
- Viene apprezzato da pittori realisti ed impressionisti e gli viene chiesto di far parte dei loro gruppi, ma rifiuta sempre
- Il suo stile è il punto di unione tra realismo ed impressionismo
- Odia la pittura accademica e la mancanza di naturalezza nei soggetti
- Ama dipingere la realtà e vuole fissarla sulla tela
- Rappresenta le scene della quotidianità come se fosse una cronaca
- Anticipa elementi dell’impressionismo, come il contrasto e le armonie di colori
- Ama la pittura degli antichi pittori (come Raffaello, Tintoretto, Tiziano) ed apprezza soprattutto Velázquez
Vita
Édouard Manet nasce il 23 gennaio 1832 a Parigi, in un hotel.
Hai letto bene: un hotel.
La sua famiglia è molto ricca: il padre è Auguste Manet, un alto funzionario del ministero della giustizia; sua madre è Eugénie-Desirée Fournier, figlia di un diplomatico.
Édouard è il primo di 3 figli, poi nasceranno Eugène e Gustave.
La casa della famiglia Manet si trova proprio davanti all’École des Beaux-Arts (sarebbe la scuola delle Belle Arti).
Sembra quasi che il piccolo Édouard fosse destinato a diventare un artista, ma suo padre fa di tutto per ostacolarlo e fargli cambiare idea.
Auguste, infatti, disprezza la pittura.
Il ragazzo studia all’Institut Poiloup di Vaugirard e nel 1844 viene ammesso al collegio Rollin.
Qui diventa amico di Antonin Proust.
I 2 hanno una grande passione in comune: l’arte.
Spresso vanno al Museo del Louvre e ne esplorano ogni angolo, grazie anche ad Édouard Fournier, lo zio materno di Manet.
Grazie a lui, Manet inizia a copiare le opere di grandi artisti del passato: Goya, El Greco, Velázquez..
I loro capolavori sono tutti esposti nella galleria spagnola del Louvre.
Ma non c’è niente da fare.
Auguste Manet non accetta la passione di suo figlio.
Il ragazzo nel frattempo, va malissimo al collegio.
È sempre distratto: invece di seguire le lezioni continua a fare sempre disegni sui quaderni.
Il padre allora gli ordina di iscriversi a giurisprudenza, ma Édouard si rifiuta.
Così prova ad iscriversi all’accademia navale, ma fallisce.
Quando ha 17 anni, il giovane Manet viene accompagnato da suo padre a Le Havre.
Lì viene assunto come mozzo su una nave mercantile che sta per partire per Rio de Janeiro.
Auguste continua a sperare fino alla fine che suo figlio avrebbe fatto carriera in mare e sarebbe diventato almeno comandante navale.
Ma Édouard ormai ha preso la sua decisione.
Anche se arriva in Brasile, continua a riempire i suoi taccuini con disegni dei luoghi che ha visto e fa delle caricature dei suoi compagni di bordo.
Rientrato in Francia riprova il test per entrare in accademia navale, ma fallisce di nuovo.
Suo padre non sa più cosa fare e così decide di lasciarlo andare per la sua strada.
Édouard Manet diventerà un artista.
In quegli anni, l’evento d’arte più importante di Parigi è il Salon (è una mostra che si tiene ogni 2 anni ed è l’occasione perfetta per un principiante per farsi notare dal grande pubblico).
Il pubblico della mostra apprezza soprattutto opere classiche ispirate ad antichi miti, storie e soggetti dei libri.
Ma Manet ha un’idea tutta sua.
Lavorare in uno studio, utilizzare costumi, manichini ed accessori è una noia mortale.
Secondo lui la vera arte si fa dipingendo i soggetti della vita di tutti i giorni.
Ma non ha ancora abbastanza esperienza per far sentire la sua voce in quest’ambito.
Così nel 1850 entra nell’atelier di Thomas Couture, un artista che ha avuto un buon successo qualche anno prima al Salon.
Thomas è specializzato in opere storiche e grandi tele.
Ma Manet non resiste a lungo: i rapporti tra il giovane e Couture peggiorano in fretta; Édouard lo critica di continuo e dice che il suo stile è superato.
Nonostante le continua discussioni, Manet rimane per 6 anni nell’atelier.
Nel frattempo continua a viaggiare e studiare (per conto suo) per migliorare il proprio stile:
- Nel 1852 visita il Rijksmuseum di Amsterdam dove fa alcune copie delle opere di Rembrandt
- Nel 1853 è a Venezia e Firenze (forse va anche a Roma)
- Poi va in Germania, Austria e ritorna in Francia
Una volta rimesso piede nell’atelier, la situazione tra maestro ed allievo è al limite.
Così nel 1856 Manet lascia la scuola.
L’arte a Parigi sta cambiando: sono diventati famosi Ingres e Delacroix, mentre Courbet fa sentire la sua voce dicendo che la vera pittura è quella realista e che non si apprende in modo meccanico ma è un percorso individuale.
Manet ascolta le parole di Courbet ed è d’accordo al 100%.
Così comincia a dipingere delle opere facendo sempre più attenzione al mondo reale e da sempre meno spazio a significati allegorici, idee e contenuti politici.
E dato il successo di Delacroix, ne approfitta per chiedergli se può copiare la sua opera La barca di Dante. Delacroix accetta ed Édouard realizza 2 tele.

In questo periodo il giovane artista realizza diverse opere, anche se la situazione a lui non è delle migliori: suo padre, infatti, ha la sifilide terziaria e sta malissimo.
Ma il tempo passa e nel 1857 Édouard fa un altro viaggio a Firenze.
Poi, nel 1859 realizza Il bevitore di assenzio e la presenta al Salon.

Anche se a Delacroix piace molto questo lavoro, la giuria del Salon la rifiuta.
E Manet ci rimane male.
Nonostante la delusione, il pittore stringe amicizia con un suo collega: Edgar Degas.
I due si conoscono al Louvre, proprio mentre Degas sta copiando un lavoro di Velázquez.
E Manet ama Velázquez.
Così si rimette subito all’opera ed – ispirandosi all’artista spagnolo – dipinge Il chitarrista spagnolo (nel 1860).

E questa volta è un successo.
È una vittoria così grande che l’artista riceve sia un riconoscimento ufficiale che una menzione d’onore.
I pittori realisti lo stimano molto e vogliono includerlo nel loro gruppo, ma Manet rifiuta.
Resta sempre sulle sue.
Ma sono proprio i suoi colleghi realisti che gli fanno conoscere Charles Baudelaire, uno scrittore francese amante dell’arte.
I 2 diventano subito amici e Manet comincia a leggere gli scritti di Charles.
C’è un saggio scritto sul quotidiano Le Figaro dove Baudelaire descrive la figura dell’artista dandy; Manet lo legge e ci si rivede alla perfezione.
Ispirandosi allo scritto dell’amico, dipinge Musica alle Tuileries, un’opera che rappresenta – a livello pittorico – tutto quello che Baudelaire ha descritto nel suo testo.

La tela viene esposta alla Galerie Martinet nel 1863.
Ma questo evento è un fiasco: tutte le opere vengono criticate perché vengono giudicate scandalose.
E la situazione non fa che peggiorare.
Da quel momento sia le opere di Manet (ma anche di Courbet e di altri artisti) verranno rifiutate sempre più spesso dal Salon.
Édouard ed i suoi colleghi non ci stanno e scatenano una rivolta.
Si rivolgono all’imperatore Napoleone III per trovare una soluzione.
E quest’ultimo decide di far mettere su il Salon des Refusés, una mostra dove verranno esposte soltanto le opere rifiutate dalla giuria del Salon.
È una soluzione accettabile.
In questa occasione Manet si presenta con 6 opere, tra cui la Colazione sull’erba.

È uno scandalo.
Nessuno si spiega perché ci sia una donna nuda qualsiasi: non è né un personaggio mitologico né una divinità classica.
Manet questa volta l’ha fatta grossa.
Il 28 ottobre 1863 sposa Suzanne Leenhoff e nel 1864 espone una nuova opera al Salon: Cristo morto e due angeli.

È un altro lavoro che fa discutere e non fa altro che peggiorare la reputazione del pittore.
Ma a distruggere del tutto la sua carriera è un lavoro che espone due anni dopo, l’Olympia.

Ormai Édouard ci sta prendendo gusto a fare opere che facciano inorridire la critica e la borghesia.
È convinto che così tutti parleranno di lui e diventerà famoso.
Ma le cose non vanno così.
In tutta Parigi si parla male di lui.
Nel 1865 va in Spagna alla ricerca di nuova ispirazione.
Al Museo del Prado ammira un sacco di capolavori del suo amato Velázquez e – vedendoli dal vivo – li ammira ancora di più.
La Spagna, invece, non gli piace.
Così ritorna in Francia e decide che nelle sue opere verrà ritratta la vita di Parigi.
In questo periodo dipinge Il pifferaio e L’attore tragico.

Anche se è passato qualche anno, il pubblico (e la critica) di Parigi non ha dimenticato che Manet ha dipinto opere oscene.
Così i suoi lavori vengono respinti dal Salon.
Nel frattempo stringe amicizia anche con un altro letterato, Émile Zola, il quale nei suoi scritti lo difende dicendo che Manet è un pittore semplice ed autentico.
Édouard non si arrende.
Nel 1867 decide di non partecipare al Salon ed organizza una sua mostra chiamandola Louvre personale.
Qui espone la bellezza di:
- 50 dipinti
- 3 copie
- 3 incisioni
Ma non c’è niente da fare: ormai il pubblico lo odia.
I suoi colleghi, invece, lo reputano un ottimo artista.
In particolare Monet, Pissarro, Renoir, Sisley, Cézanne e Bazille (loro saranno i futuri pittori impressionisti).
Manet è più grande di loro ma sente una certa affinità di idee.
Così comincia a frequentarli.
Ed è qui che conosce Berthe Morisot, una donna che diventerà il soggetto per sue diverse opere, tra cui Il balcone.

Nonostante i suoi nuovi amici, Manet c’è rimasto malissimo dopo l’insuccesso della sua mostra personale.
E così decide di riprovare ad esporre al Salon, questa volta dipingendo dei quadri a tema storico.
Ma nel 1870 scoppia la guerra franco-prussiana e Parigi finisce sotto assedio.
Manet non abbandona la città, anzi si arruola con Degas nell’artiglieria ed è pronto a combattere.
Parigi cede all’attacco degli invasori, ma i cittadini in poco tempo si ribellano, dando vita alla Comune di Parigi.
L’École des Beaux-Arts ed il Salon di Parigi vengono aboliti e Manet diventa il delegato di una federazione di artisti.
Tutto sembra andare bene.
Ma dura pochissimo.
Quando arriva il presidente Adolphe Thiers e nasce la Terza Repubblica, tutto torna come prima.
Manet compreso.
Nel frattempo comincia a prendere forma il gruppo degli impressionisti, una manciata di artisti che vanno contro le regole accademiche della pittura.
Per loro Manet è il pittore che incarna alla perfezione le caratteristiche della loro arte e lo invitano a diventare uno di loro.
Ma Édouard rifiuta (anche se continerà ad aiutarli, esponendo anche le loro opere nel suo studio e raccomandandoli a chi conosce).
In questi anni riesce a tirare avanti e guadagnare grazie a Paul Durand-Ruel, il quale compra tutti i quadri che aveva nello studio eper 35.000 franchi.
Ma la questione tra Manet ed il Salon ormai è un fatto personale.
Lui vuole esporre lì a tutti i costi, ma la critica distruggerà sempre i suoi sogni perché ormai lo hanno collegato alla Colazione sull’erba e l’Olympia.
Nel 1877 dipinge Nanà.

La sua salute comincia a peggiorare.
Inizia ad avere un’atassia locomotoria a causa della sifilide.
Così viene ricoverato.
In compenso le sue opere cominciano ad essere più apprezzate.
Il suo vecchio amico Antonin Proust diventa ministro delle Belle Arti e Manet diventa cavaliere alla Legion d’Onore.
Ma sta sempre più male.
Con molta difficoltà, nel 1881-1882 dipinge Il bar delle Folies Bergère.

La situazione si fa critica il 30 settembre 1882 e decide di fare testamento.
Il 30 settembre 1883 muore a Parigi.
Stile
L’artista Manet è uno dei più grandi pittori di tutta la storia dell’arte.
Anche se viene stimato da molti dei suoi colleghi (realisti ed impressionisti) e gli viene richiesto di far parte del loro gruppo, lui rifiuta sempre.
Nonostante ciò, Manet è il punto di unione tra realismo ed impressionismo.
Infatti dipinge la realtà ed odia la pittura accademica e la mancanza di naturalezza delle modelle.
Desidera fissare la realtà sulla tela con il suo stile diretto e popolare che non ha nulla a che fare con la pittura d’accademia e le antiche scene storiche e mitologiche.
Ama raffigurare momenti di vita contemporanea (come se fosse cronaca).
Ed è proprio questo che infastidisce la critica del suo tempo: nella Colazione sull’erba c’è una donna nuda conosciuta a Parigi e non c’è alcuna motivazione mitologica, allegorica o storica che possa giustificare il fatto che sia senza vestiti tra uomini.
E non è tutto.
Manet nei suoi lavori rende sempre meno presente la prospettiva, effetti volumetrici e la simulazione delle 3 dimensioni (preferisce le 2 dimensioni come nelle stampe giapponesi).
Ha anticipato molti elementi dell’impressionismo, lavorando su contrasto ed armonie di colori, facendo scivolare in secondo piano la definizione del volume.
Ma lui non si definisce mai un impressionista.
È vero, quando sta con i pittori impressionisti assorbe molto del loro stile ed i colori nelle sue opere sono chiari, luminosi e dinamici, ma non abbandona mai il proprio stile (pensa che usa anche il colore nero, una tonalità bandita tra gli impressionisti) preferendo dipingere persone piuttosto che paesaggi.
Manet ama anche la pittura degli antichi maestri, come Raffaello, Vermeer, Tintoretto, Tiziano, ecc.
Ma ha un debole soprattutto per Velázquez.
Ama rielaborare i loro capolavori per realizzare una versione sintetica e realistica.
Opere Più Importanti
Ecco quali sono i capolavori più importanti della carriera di Manet: