Autoritratto come allegoria della Pittura di Artemisia Gentileschi: analisi completa del quadro
Voglio farti conoscere uno dei quadri di Artemisia Gentileschi più importanti di tutta la sua carriera. Se non hai mai sentito parlare di questa artista, devi sapere assolutamente che si tratta di una pittrice del Seicento di grandissimo talento, la quale ha combattuto per tutta la vita per ritagliarsi uno spazio in un mondo completamente dominato dagli uomini. Artemisia aveva un grande talento artistico ed infatti ha dipinto straordinari capolavori come quello di Susanna e i vecchioni, in cui i critici hanno scoperto la presenza di alcuni elementi legati alla vita della stessa Artemisia. Adesso voglio parlarti dell’Autoritratto come allegoria della Pittura.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, conoscerai tutto a proposito di questo quadro di pittura allegorica: la data di realizzazione della tela, dimensioni del quadro, dove è esposto e tante altre informazioni che ti aiuteranno a comprendere perfettamente questo lavoro di Artemisia.
Data di realizzazione: 1638-1639
Dimensioni: 98,6 x 75,2 cm
Dove si trova: Kensington Palace, Londra
Per prima cosa, ecco la storia di questo quadro: non sappiamo chi è il committente, ma secondo gli archivi, questa tela era presente nella collezione d’opere d’arte del re Carlo I.
Dopo la morte del re, purtroppo, la tela andò dispersa, ma tempo dopo venne ritrovato e così venne reintegrato nelle collezioni reali, e così oggi è esposto nel Kensington Palace di Londra.
Differentemente da altre opere di Artemisia Gentileschi, questa tela è firmata con una sigla “A.G.F.”, ed i critici hanno pensato immediatamente che fossero le iniziali della pittrice famosa.
La presenza della stessa firma, è un elemento molto importante per identificare la protagonista dell’opera: si tratta di un autoritratto di Artemisia pittrice.
In questa tela, la donna indossa un vestito color verde e rosso scuro, su cui spicca una collana d’oro e con un pendaglio a forma di maschera.
Diversamente da altri tradizionali autoritratti, Artemisia non guarda direttamente l’osservatore, ma si ritrae mentre è impegnata a dipingere, con in una mano un pennello e nell’altra invece, regge la tavolozza con i colori.
Guarda lo sguardo della protagonista: è concentratissima sul quadro che sta dipingendo sulla destra e che non si vede nella scena; il braccio con cui regge il pennello è teso, così da poter fare un disegno preciso e privo di errori.
Non noti qualcosa di strano? Non è una posizione troppo “irreale” per un autoritratto? In effetti, Artemisia per potersi dipingere in questo modo, molto probabilmente ha dovuto aiutarsi con diversi specchi in sequenza, tutti orientati in modo ben preciso, così da avere, infine, la prospettiva desiderata.
Non è l’unico artificio che la pittrice ha utilizzato: il quadro è stato dipinto tra il 1638 ed il 1639; ciò significa che Artemisia doveva avere più di 40 anni mentre lavorava a questa tela. La protagonista non ti sembra molto più giovane?
Inoltre, secondo le fonti, i capelli di Artemisia erano rossi, ed invece quelli della donna del quadro sono neri.
Se si tratta di un autoritratto, allora queste sono particolari non trascurabili, ma se parliamo di una vera e propria allegoria, allora Artemisia poteva effettuare qualsiasi modifica volesse.
Infine, alcuni studiosi ritengono che la donna del quadro non sia Artemisia, bensì un’altra modella, e pensano che la Gentileschi si sia ritratta unicamente nell’Autoritratto come Martire.