
Trasfigurazione di Raffaello Sanzio: l’eredità dell’artista che sfidò Michelangelo
Voglio farti conoscere quello che viene considerato il più bel quadro di Raffaello. È vero, quando si parla di un artista così importante, parlare di un “bellissimo lavoro” può essere facilmente fraintendibile, dato che molti dei suoi quadri possono essere considerati in questo modo. Posso garantirti, però, che il che l’opera che sto per farti conoscere ha qualcosa in più rispetto a tanti altri, straordinari lavori. Sto per farti scoprire la Trasfigurazione.
Quando avrai letto questo articolo, ti garantisco che la trasfigurazione di Raffaello non avrà più alcun segreto per te.
Ecco cosa otterrai quando avrai finito di leggere questo post:
- Conoscerai l’intera storia di come è nato questo quadro
- Saprai perché questo dipinto di Raffaello è considerato il suo massimo capolavoro
- Scoprirai la grande rivalità che c’era tra Raffaello e Michelangelo Buonarroti
- Capirai il significato dell’opera attraverso l’analisi dei tanti, piccoli particolari presenti nella gigantesca scena
Che ne dici? Sei pronto per cominciare?

Data di produzione: 1518-1520
Dimensioni: 405 x 278 cm
Dove si trova: Pinacoteca vaticana, Città del Vaticano
STORIA
Siamo nel Dicembre del 1516.
Il Cardinale Giulio de Medici, l’influente cugino del Papa Leone X, è la figura più in vista per quanto riguarda la gestione dei lavori artistici in varie zone dell’Italia.
Tra le varie mansioni, il cardinale deve occuparsi di diverse vescovie: per la precisione di Bologna, Albi, Ascoli, Worcester, Eger e poi anche quella di Narbona.
Ed è proprio la cattedrale di Narbona che interessa a noi. Per la decorazione di questo edificio, il cardinale Giulio de Medici ordina che vengano realizzati 2 quadri: la Trasfigurazione Raffaello e la resurrezione di Lazzaro di Sebastiano del Piombo.

Per rendere il tutto ancora più spettacolare, nella realizzazione dei 2 quadri c’entra anche il leggendario Michelangelo Buonarroti.
Cosa c’entra Michelangelo in tutto questo?
A quei tempi, essere riconosciuto come il “migliore artista di tutti” era un titolo molto ambito, e sia Michelangelo che Raffaello erano sulla buona strada per ottenere questo riconoscimento tra la gente.
Non c’è voluto molto prima che la loro rivalità diventasse un fatto pubblico, e forse il cardinale, volendo rendere questo incarico più “interessante” ha deciso di coinvolgere anche Michelangelo.
Prima di dedicarsi alla Trasfigurazione, i quadri di Raffaello hanno già scritto la storia: basta fare un passo indietro e guardare la Scuola di Atene per rendersi conto del suo straordinario talento; la stessa cosa, però, vale anche per Michelangelo e l’impressionante lavoro svolto nella Cappella Sistina, ancora oggi considerato una delle grandi meraviglie della nostra civiltà.
Ma se l’incarico deve essere affidato a Raffaello e Sebastiano del Piombo, cosa c’entra Michelangelo?
Ci sto arrivando, tranquillo.
Tra l’11 ed il 12 dicembre del 1516, Michelangelo va a Roma perché ha un appuntamento con Papa Leone X ed il già citato cardinale; con i due, l’artista deve discutere per decidere come deve essere realizzata la facciata dela Basilica di San Lorenzo a Firenze.
Chiariti i dettagli di quel lavoro, il cardinale approfitta dell’incontro e propone a Michelangelo di occuparsi della tela che avrebbe affiancato il lavoro l’opera di Raffaello.
Il Buonarroti ci pensa un po’ su e, alla fine, accetta solo di accetta solo di disegnare una bozza della resurrezione di Lazzaro: sarebbe dovuto essere un altro artista ad occuparsi di dipingere e concludere l’opera.
E da qui entra in gioco Sebastiano del Piombo, un grande amico di Michelangelo, che riesce ad ottenere l’incarico dopo che il Buonarroti ha “abbandonato” l’impresa.
Sapendo che avrebbe dovuto gareggiare con Michelangelo, la resurrezione di Cristo Raffaello sarebbe dovuto essere un capolavoro senza eguali, ancora più spettacolare dei lavori che il giovane artista aveva fatto fino a quel momento.
Se avesse realizzato un quadro impeccabile, Raffaello avrebbe dimostrato una volta per tutte che lui era il migliore artista di tutti i tempi.
E così Raffaello si mette immediatamente al lavoro: l’artista sa benissimo che si tratta di un’impresa ardua, e prima di giungere a come la vediamo noi oggi, sappiamo che la scena ha subito diverse modifiche.
Da cosa lo si nota?
Fortunatamente ci è giunta una rappresentazione in scala di questo lavoro per mano di Giulio Romano, il quale è un grande amico di Raffaello.

Guardando con attenzione il disegno preparatorio del Romano, si vede Gesù sul Monte Tabor, poi ci sono Mosè ed Elia che si dirigono in volo verso di lui; a sinistra c’è san Pietro, Giovanni e Giacomo invece, sono inginocchiati a destra; infine, nella parte più alta del quadro c’è Dio Padre con una vasta schiera di angeli che lo circonda.

Per dirla tutta, devi sapere che esiste anche un altro disegno preparatorio di quest’opera, questa volta realizzato da Gianfrancesco Penni (ed oggi conservato al Louvre), che ci permette di notare una bella evoluzione rispetto al precedente progetto mostrato da Giulio Romano.
Raffaello non si prende pause e procede con grande determinazione nel suo incarico, ma sul finire del 1519 il quadro non era ancora completato.
L’altro artista, invece ha completato la Resurrezione di Lazzaro già nell’autunno del 1518.
Il ritardo di Raffaello, però si trasforma in una sorta di vantaggio per quest’ultimo: avendo la possibilità di poter vedere come il lavoro di Michelangelo/Sebastiano del Piombo è stato completato, Raffaello può investire tutte le sue energie per realizzare una scena ancora più stupefacente di quella dei suoi rivali; per fare ciò, arriva addirittura a cambiare ripetutamente la scena che ha davanti a sé.
Nonostante lo spirito di Raffaello stia “bruciando” per voler sconfiggere il suo avversario, purtroppo il suo corpo cede ed il 6 aprile 1520, l’artista muore improvvisamente, lasciando questo capolavoro incompiuto.
Questo quadro, quasi come se fosse una sorta di eredità, viene conservato nella casa di Raffaello per un paio di giorni, e poi una settimana dopo, viene portato in Vaticano.
Però, questo quadro doveva essere terminato, o quantomeno, questo avrebbe voluto Raffaello: è proprio per questo motivo che gli assistenti dell’artista decidono di intervenire per completare le figure nella parte inferiore del dipinto, mentre lasciano il resto del quadro come lo aveva dipinto il loro maestro.
Dopo i dovuti accorgimenti, l’opera rimane a Roma fino al 1797: in quest’anno Napoleone, approfittando delle campagne militari effettuate in Italia ed in altri paesi, ruba molte tele e le porta in Francia.

Arrivato nella sua nuova “casa”, molti artisti hanno la possibilità di ammirare da vicino il più grande lavoro di Raffaello, e ne rimangono colpiti a tal punto che decidono di studiarlo in tutti i suoi particolari.
Forse non lo sai, ma alcuni di questi “curiosi” sono degli artisti che, senza saperlo, sarebbero diventati delle leggende a loro volta, come Jacques-Louis David e William Turner.
Napoleone muore nel 1821 e grazie all’intermediazione di Antonio Canova e di Marino Marini, questo lavoro, ormai considerato uno dei più grandi dipinti di Raffaello torna in Italia (insieme a tanti altri lavori), venendo conservato per un po’ nel Palazzo Apostolico e successivamente nella Pinacoteca Vaticana.
DESCRIZIONE
Prima di realizzare questo immenso capolavoro rappresentante la trasfigurazione di Cristo, Raffaello decide di studiare a fondo le fonti alle quali deve ispirarsi; così, dopo un attento studio decide di riprendere alcuni particolari dal Vangelo di Matteo ed altri dal Vangelo di Marco.
Dal primo decide di riprendere la descrizione di Cristo che sta ascendendo al cielo e sotto di lui Pietro, Giacomo e Giovanni che sono accecati dall’aura celestiale che avvolge il Signore; da Marco, invece, riprende la storia degli Apostoli che non riescono a curare un ragazzo posseduto dal demonio e sanno che solo con il ritorno di Cristo il giovane può essere curato.

Guarda con attenzione il quadro: nella parte superiore del dipinto c’è Cristo che sta ascendendo al cielo, esattamente sopra al Monte Tabor (dove secondo le fonti sarebbe avvenuta la trasfigurazione di Gesù) ed ai suoi lati ci sono Mosé ed Elia, 2 importanti profeti.

Se sposti la tua attenzione sulla sinistra, puoi notare 2 persone inginocchiate: si tratta di san Giusto e Pastore, due santi la cui ricorrenza cade il 6 Agosto, lo stesso giorno della Trasfigurazione; questi, oltre a condividere il giorno con l’importante ascesa di Cristo, sono anche i patroni della cattedrale di Narbona, esattamente il luogo dove il quadro di Raffaello sarebbe dovuto essere esposto.

Raffaello studia attentamente la posizione di ogni singola figura.
Da cosa lo si nota?

Guardando da sinistra a destra, nella parte alta della scena ci sono Giacomo, Pietro e Giovanni, i quali sono anche i rappresentanti della fede, della speranza e dell’amore, ed anche i colori dei loro vestiti sembrano favorire questa identificazione (infatti sono abbigliati di colori accesi come il blu, giallo, verde e rosso).

Per completare il commento alla trasfigurazione di Gesù realizzata da Raffaello, devi sapere che nella sezione inferiore del quadro, l’artista rappresenta alcuni degli Apostoli che stanno cercando di liberare il ragazzo dalla possessione del demonio, ma sembra che non riescano ad avere la meglio.
Quando tutto sembra perduto, però, arriva Gesù e la situazione si ribalta: il ragazzo ormai allo stremo delle forze, ha la bocca aperta ed il demone sta finalmente abbandonando il suo corpo.
Il vero centro delle 2 storie che Raffaello dipinge è il potere curativo e salvifico di Cristo.

L’artista, da grande perfezionista quale è, decide di aggiungere un piccolo, interessante particolare: infatti, in basso a sinistra c’è l’evangelista Matteo (altri invece ritengono che si tratti di Sant’Andrea) che sta guardando, quasi impaurito, la donna al centro del quadro, quella che sta trattenendo il ragazzo indemoniato.

Chi è questa donna?
Potrebbe trattarsi della mamma del ragazzo, o forse di una sua parente, ma c’è qualcosa che non va.
Si vede subito che ha qualcosa di differente dagli altri personaggi del quadro, quasi come se Raffaello voglia che guardassimo con attenzione questa donna.

E in effetti, qualcosa c’è: la donna, infatti, ha la stessa posizione (speculare, se vogliamo essere precisi) di un uomo distante dal grande gruppo presente nell’affresco La cacciata di Eliodoro dal Tempio, un altro capolavoro di Raffaello.
In questa posizione centrale, la misteriosa donna funge da “ponte” tra la famiglia del ragazzo ed il grande gruppo di Apostoli che cerca di gestire la situazione.
C’è anche un’altra cosa che non mi convince.
Sembra quasi che nessuno si sia accorto della presenza di questa signora, e guardando l’espressione di Matteo, sembra quasi che abbia visto un fantasma!
Guarda con attenzione la posizione di questa donna.

L’andamento sinuoso del suo corpo non è nuovo alla storia dell’arte, ed infatti ha un nome ben specifico: “figura serpentinata” (o a forma di serpente); Raffaello, molto probabilmente l’ha vista per la prima volta nella Leda ed il cigno di Leonardo da Vinci ed ha deciso di riutilizzarla, come se fosse un omaggio.
Ti ho già parlato della grande attenzione al dettaglio che Raffaello pone nelle sue opere, e lo ribadisco ancora una volta.
Infatti, puoi vedere che il giovane biondo assomiglia molto a Filippo nell’Ultima Cena, l’uomo più anziano è Andrea, Simone invece è quello dietro Andrea; poi c’è anche Giuda Taddeo che sta guardando Simone e nel frattempo indica il ragazzo.

Alcuni esperti ritengono che l’apostolo che si trova all’estrema sinistra della scena possa essere Giuda Iscariota, ma molti non sono convinti di questa identificazione.
SIMBOLOGIA
Devi sapere che questo lavoro nasconde diversi significati che possono essere compresi soltanto dopo un’attenta analisi.
Uno dei primi ad accorgersi dell’eccezionale complessità del quadro di Raffaello è stato l’artista William Turner, che, rimasto affascinato dal talento del Sanzio, ha visto più volte il quadro cercando di scoprirne tutti i segreti.

Turner ha notato che le figure principali in questa Trasfigurazione formano una piramide, alla cui punta c’è Cristo e all’interno di questa figura ci sono tanti piccoli triangoli.
Adesso guarda in basso a sinistra del quadro.
Hai notato che c’è una piccola pozzanghera, quasi invisibile?

So che è difficile, ma se guardi con molta attenzione puoi notare che nello specchio d’acqua c’è il riflesso della luna.
Che cosa c’entra ora la luna?
Te lo spiego subito.
Ai tempi di Raffaello, l’epilessia da cui è affetto il ragazzo (che abbiamo definito fino ad ora “indemoniato”) non era compresa, anzi, si pensava che avesse a che fare con la luna: infatti era chiamata morbus lunaticus, spesso fraintesa al punto da definirla una sorta di possessione dal demonio.
Dato che la scienza era ancora molto lontana dal trovare una spiegazione plausibile, la gente del tempo, non comprendendo la natura dell’epilessia, temevano che fosse effettivamente il demonio ad impadronirsi delle povere vittime, e così credevano che solo il rogo potesse salvarli.
Bisognerà attendere fino al 1854, quando Jacques-Joseph Moreau de Tours riuscirà a dare una spiegazione scientifica a questo fenomeno, placando la paura.

Raffaello, oltre che rappresentare una scena estremamente complessa, decide di inserire dei piccoli indizi di un “conflitto” più grande: da una parte c’è l’uso dello stile del Manierismo (caratterizzato dalle pose contorte delle figure nella parte inferiore della scena) e del Barocco (che puoi notare nella tensione evidente in tutte le figure ed il palese chiaroscuro che domina tutto il quadro).

Oltre lo stile, è il contrasto l’aspetto più importante di questo capolavoro: nella parte alta c’è Cristo, puro e perfetto; nella sezione inferiore, invece, c’è l’uomo con tutti i suoi difetti, circondato da caos e colori scuri.
Sono proprio queste tonalità che conferiscono grande drammaticità alla scena; le poche tonalità chiare che vedi, Raffaello le riserva soltanto alle vesti di Cristo e per qualche personaggio in primo piano nella parte bassa dell’opera.
Michael Sciam
In queste apprezzabili spiegazioni non si trova quasi mai un’analisi formale della composizione, vale a dire, delle relazioni di forme e colori, che eleva un’immagine ad opera d’arte. Raffaello é stato grande perché rispetto ad altri pittori, ai quali non mancavano le capacità di riprodurre fedelmente le parvenze e raccontare storie, sapeva farlo con quelle forme e quei colori che generano una composizione che risulta ancora oggi più convincente di altre. Troppo spesso si trascura la forma che nell’arte della pittura costituisce la struttura portante, vivificante e perciò credibile di ogni contenuto. Nocciolo della questione è non che cosa si dipinga ma come lo si fa. Grazie comunque per il tuo contributo!
Lino Sivilli
Mi aspettavo una differenziazione più particolareggiata tra la parte superiore più raffaellesca e la parte inferiore più michelangiolesca.
Enzo
Ho trovato interessante le varie spiegazioni, sei stato attento, le tue notizie mi sono state utili grazie
Marzio Morandi
Analisi molto coinvolgente e completa, stile artista, con scarsa attenzione ai dettagli descrittivi es: Napoleone muore nel 1821 e non 1815… perdonabili
Dario Mastromattei
Grazie Marzio per i complimenti e per la segnalazione. Ho corretto subito la data! 🙂
maria lucia Cirese
Sono un’insegnante di st. arte e devo farti i miei complimenti… sei bravo !!!
Dario Mastromattei
Grazie mille Maria Lucia, sei molto gentile! 🙂
Franco Cavallo
Complimenti Dario. molto interessanti e utili le notizie che pubblichi…
Dario Mastromattei
Grazie Franco, sei molto gentile. Cercherò di pubblicarne delle altre interessanti al più presto! 🙂
Valeria
ciao sono una studentessa liceale e uso molto il tuo blog per studiare le opere in vista delle verifiche quando ho pochi appunti
volevo dirti che finora mi sono trovata molto bene con le tue spiegazioni e sei molto bravo. Ti auguro di continuare cosi appassionatamente in tutto. Complimenti e grazie
Dario Mastromattei
Ciao Valeria, grazie per i complimenti! Sono molto contento che i miei articoli ti siano stati utili per lo studio. In bocca al lupo per i tuoi studi! 🙂