Suonatore di liuto di Caravaggio: analisi completa dei quadri
Oggi voglio parlarti di un’opera di Caravaggio molto importante. Il quadro di cui voglio raccontarti la storia è stato realizzato in due versioni differenti, e seppur molto simili tra loro, mostrano qualche linea differente e da considerare. Voglio farti conoscere il capolavoro di Caravaggio Suonatore di liuto.
Leggendo questo articolo conoscerai tutti i dettagli di entrambe le versioni del quadro di Caravaggio: data di realizzazione, dimensioni, luoghi di conservazioni, storie e descrizione di ciascuna.
In questo articolo ti parlerò degli elementi in comune e delle differenze dei due lavori realizzati da Caravaggio.
Data di produzione: 1596 (versione Ermitage)/ 1597 (versione Metropolitan)
Dimensioni: 100 x 126,5 cm
Dove si trova: Ermitage, San Pietroburgo/ Metropolitan Museum of Art, New York
Come ti ho già anticipato all’inizio di questo articolo, i due quadri di Caravaggio sono molto simili tra loro: l’unico elemento che li differenzia sono i colori utilizzati dall’artista per la realizzazione delle due tele.
Guarda l’immagine del quadro di San Pietroburgo: puoi notare immediatamente che l’artista ha utilizzato prevalentemente delle tonalità scure ed alcuni dei colori tendono al color oro.
Nell’altra riproduzione, che oggi puoi ammirare al Metropolitan Museum of New York, le tonalità sono molto più chiare e tendenti, generalmente al colore oro.
Vista questa immediata differenza, ora ti racconto la storia della commissione dei due lavori: secondo le fonti, i quadri erano destinati a due persone; la versione originale venne dipinta per Vincenzo Giustiniani (oggi si trova a San Pietroburgo) e l’altra per il cardinale Francesco Maria del Monte (oggi si trova a New York).
Entrambi i committenti rimasero molto contenti dei due lavori di Caravaggio, e successivamente, anche la critica li ha apprezzati, arrivandoli a paragonare alla bellezza della Buona Ventura un altro capolavoro di Michelangelo Merisi.
Ora voglio parlarti del soggetto della composizione: si tratta di un ragazzo che sta suonando il liuto; guardandolo con attenzione, devi sapere che ricorda moltissimo il protagonista del Bacco, un altro lavoro di Caravaggio.
Questa straordinaria somiglianza, può indurre a pensare che il modello che l’artista utilizzò fosse sempre lo stesso ragazzo; guardando la sua espressione ed modo in cui tiene in mano il liuto, si può intuire la sua sicurezza e naturalezza nel suonare tale strumento.
Guarda bene il volto del ragazzo: ha le labbra socchiuse, come se stesse cantando mentre suona; si tratta di una semplice supposizione, poiché non ci sono altri elementi che possano confermare questa teoria.
Adesso sposta la tua attenzione sulla tavola imbandita davanti al protagonista: nella versione dell’Hermitage ci sono diversi frutti, alcuni fiori nel vaso ed uno spartito musicale. Devi sapere che questo gruppo di oggetti presenti sulla tavola rappresentano due nature morte, ed inoltre, è lo spartito l’elemento più importante di tutta la composizione.
Perché è così importante questo spartito? Guarda bene il brano che c’è scritto sopra: sono quattro madrigali di Jakob Arcadelt; anche nel Riposo durante la fuga in Egitto, un altro quadro di Caravaggio, san Giuseppe regge uno spartito con gli stessi madrigali.
Nella versione americana dell’opera, la tavola cambia completamente: al posto della tovaglia c’è un tappeto orientale, poi è scomparsa la frutta ed i fiori nel vaso, per lasciare spazio al flauto dolce al centro ed un virginale al posto dei fiori.
Nel quadro del Metropolitan Museum, invece, la partitura riporta un madrigale di Francesco de Layolle, intitolato Lassare il velo.
La caratteristica predominante dei lavori di Caravaggio è senza dubbio l’oscurità ambientale: nella versione del Metropolitan Museum, se guardi nell’angolo in alto a sinistra, puoi scorgere un piccolo quadro, al cui interno è ritratta una gabbia con un uccellino.
Questo è oggetto di forte discussione tra i vari critici: c’è chi pensa che la gabbietta con l’uccellino sia l’allegoria del suono naturale; altri sostengono che possa trattarsi dell’animale in cui il musicante si riconosce, il quale, guardando dalla propri gabbietta è contento della libertà della donna amata, ma non vuole che quest’ultima vada via.
In poche parole, l’enigmatico ritratto alla parete è un invito a vivere i piaceri della vita, attraverso la musica e il canto, e dedicandosi anche i piaceri terreni.
Hai notato la grande lettera V sulla partitura musicale nella versione dell’Ermitage? Si tratta dell’iniziale di Vincenzo Giustiniani, il committente di questa versione del quadro.
Grazie a delle radiografie effettuate sul quadro di New York, è stato scoperto uno strato di pittura sottostante, nel quale gli oggetti erano in origine disposti in modo diverso.
Mauro
Incantevole e molto dettagliato , fantastico
Dario
Grazie mille per i complimenti Mauro.
Giovanni Tucci
Per quanto lodevole nell’intento divulgativo, la nota al quadro contiene diverse piccole inesattezze.
– Il quadro dell’Hermitage misura 94 cm x 119. La “versione” detta “del Metropolitan” (ma in realtà di collezione privata Wildestein e da vari anni non più ospitata al Metropolitan) è quella che misura 100×126,5.
– Il quadro Il quadro dell’Hermitage è una copia, probabilmente di mano di Caravaggio stesso , di un originale dipinto per il Cardinal del Monte. E’ stata fatta per Vincenzo Giustiniani.
– Il quadro Wildestein è in effetti da molti ritenuto una copia di una copia di mano di Caravaggio. Altri (e io sono perfettamente d’accordo con loro) lo ritengono di fattura diseguale e molto inferiore a quello dell’Hermitage, senz’altro opera di seguaci. Del resto c’è un’altra versione (simile al Wallestein) che è a Roma e da qualcuno giudicata un originale anch’essa. Ed un’altra copia detta della Badminton House , nel Gloucestershire, venuta alla luce nel 2007, simile a quella dell’Hermitage tranne che per una rappresentazione molto più precisa dei giochi di luce sulla caraffa, così come li descrive il Baglioni, e quindi forse copia del primo originale di Caravaggio ora perduto (ma probabilmente non di Caravaggio).
– – non è vero che anche nel Riposo durante la fuga in Egitto san Giuseppe regge uno spartito con gli stessi madrigali di Jakob Arcadelt: lo spartito è di un mottetto del compositore fiammingo Noel Bauldewijn.