
Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio: l’allievo supera il maestro Perugino
Voglio farti conoscere un lavoro di Raffaello molto interessante e che “fa un po’ il verso” ad un lavoro di un altro pittore chiamato il Perugino. Non preoccuparti: Raffaello non era un copione, e poi, se ancora non hai capito di cosa sto parlando, ti do un aiutino: il suo titolo è lo Sposalizio della Vergine di Raffaello.
Ho scritto questo articolo per farti capire a fondo di che opera si tratta, e quando avrai finito di leggerlo, ti assicuro che:
- Scoprirai le somiglianze e le differenze che ci sono tra questo bellissimo sposalizio della Vergine ed un altro paio di tele, ovvero, la consegna delle chiavi del Perugino e lo sposalizio della Vergine del Perugino.
- Conoscerai le varie tappe che il quadro ha dovuto fare prima di giungere a Milano
- Ti renderai conto che alla fine, Raffaello, proprio come Leonardo da Vinci, è sempre stato un tipo preciso, che studiava tutto fino al più piccolo particolare
Resterai stupefatto quando conoscerai i metodi applicati da Raffaello in questo matrimonio della Vergine per realizzare una scena perfetta in ogni sua parte.
Sei pronto? Cominciamo!
Data di produzione: 1504
Dimensioni: 174 x 121 cm
Dove si trova: Pinacoteca di Brera, Milano
STORIA
Siamo alla fine del 15° secolo e ci troviamo a Città di Castello.
Si tratta di un centro dominato da un gruppo di uomini, i quali, sapendo di non avere rivali, vogliono lasciare un segno indelebile del proprio dominio.
E così, dopo aver discusso su quale fosse il modo migliore per farsi ricordare nei secoli a venire, i potenti commissionano al pittore Raffaello Sanzio la tavola.
In quegli anni Raffaello è ancora giovane e non è molto conosciuto.
Al contrario, il suo maestro Pietro Perugino era celebre e richiestissimo (ma non era disponibile ad eseguire il lavoro perché in quel periodo stava lavorando nel Duomo di Perugia).
Raffaellonon sapeva ancora come poter completare una scena nei minimi particolari, ed allora decise di prendere ispirazione dalle opere realizzate dal suo maestro.
E a quale lavoro ispirarsi se non allo sposalizio della Vergine del Perugino?
In effetti, Raffaello “copia” molti degli elementi del quadro del suo maestro, ma al tempo stesso, introduce alcuni piccoli particolari che dimostrano che non era un pittore come tutti gli altri.

Tempo dopo, Raffaello completa l’opera dello sposalizio di Maria e Giuseppe, e sapendo che non c’era altro a cui badare, inserisce la sua firma “RAPAHEL VRBINAS” e poi scrive anche “MDIIII” (1504), ovvero l’anno in cui ha completato definitivamente questo lavoro.
Puoi leggere chiaramente la firma sull’architrave del tempio in secondo piano.
Del confronto tra lo Sposalizio della vergine Raffaello e Perugino ne parla anche il Vasari (un celebre pittore ed uno dei primi storici dell’arte in assoluto) nel suo libro Le Vite: è un testo molto importante, che racconta, attraverso molti aneddoti le biografie degli artisti, partendo da quelli del passato fino a giungere ai suoi contemporanei.
Comunque, a proposito dei 2 lavori, Vasari scrive che Raffaello con la sua interpretazione ha dimostrato di aver appreso appieno la lezione del Perugino e che ormai lo ha superato di gran lunga.
Fino ad ora ti ho parlato di un gruppo di committenti dell’opera.
Ma c’è effettivamente un individuo che ha richiesto questi lavori?
Spulciando tra le fonti, ecco saltare fuori un nome: Filippo degli Albezzini.
Filippo desiderava un’opera che ritraesse il matrimonio della Vergine; successivamente il lavoro sarebbe stato collocato nella chiesa di San Francesco di Città del Castello.
Quando Raffaello completa il suo incarico, l’opera viene conservata nella chiesa come da istruzioni.
Poi, con l’arrivo del Generale Giuseppe Lechi nell’800 in testa al suo esercito pronto per liberare Città di Castello dall’occupazione degli Austriaci si appropria dello sposalizio della Vergine di Raffaello.
Avendo ben presente il grande valore dello sposalizio di Raffaello, Lechi ha tenuto l’opera con sé per diversi anni fino al 1801: in quell’anno ha deciso di venderlo a Giacomo Sannazaro, il quale poi l’ha rivenduto a sua volta all’Ospedale Maggiore a Milano.
Infine, l’Ospedale ha venduto il lavoro di Raffaello allo stato italiano nel 1806, al costo di 53000 franchi.
Dopo essere diventato proprietà dello stato, lo sposalizio della Vergine di Raffaello viene esposto alla Pinacoteca di Brera, ed ancora oggi puoi ammirarlo lì.
Nel corso dei secoli, questo importante lavoro è stato portato qua e là più di una volta, e nel corso dei vari trasferimenti – purtroppo – ha riportato alcuni danni.
Questi danni li puoi vedere con i tuoi occhi: nella metà superiore ci sono tante crepe che compromettono la qualità generale dell’opera e che risaltano soprattutto nella zona della cupola dell’edificio centrale.
A proposito di questa storia, devi sapere che l’artista italiano Giuseppe Molteni, dopo aver visto con i suoi occhi lo stato pietoso in cui versava questo capolavoro, ha utilizzato tutti i mezzi che aveva a disposizione per cercare di rimetterlo in sesto (tutto questo avveniva nel 1857): così ha trasferito il lavoro su delle tele, cercando di mantenere sempre idratata tutta l’area pittorica, in modo tale da evitare altri danni dovuti alla secchezza.
In tempi più recenti, gli studiosi hanno scoperto con il supporto di tecnologie più avanzate (come gli infrarossi) con precisione quale è stato l’intervento di Molteni, trovando alcuni disegni sottostanti allo straordinario lavoro finale di Raffaello lo sposalizio della Vergine.
Molteni ha cercato di fare del suo meglio per mantenere questo capolavoro al massimo della qualità, ma con il passare degli anni il lavoro ha perso il suo colore originale in diverse parti.
DESCRIZIONE
Adesso voglio farti capire per bene che cosa voleva rappresentare Raffaello Sanzio lo sposalizio della Vergine.
Al centro, in primo piano, puoi immediatamente riconoscere i 2 protagonisti, Maria e Giuseppe che stanno per essere uniti in matrimonio da un sacerdote vestito scuro e con una lunga barba.
Con un gesto molto tenero, il sacerdote prende le mani dei novelli sposi e sta per rendere la funzione ufficiale facendo mettere l’anello nuziale al dito di Maria.
Per la realizzazione di quest’opera, Raffaello tiene conto di tutti i dettagli narrati nel testo originale: ad esempio, puoi vedere che alle spalle della Vergine ci sono soltanto donne, e, allo stesso modo, dietro l’uomo della Vergine, ci sono soltanto degli uomini con dei bastoni tra le mani.
Cosa c’entrano ora i bastoni?
Leggendo quanto riportato nei vangeli apocrifi, Maria, era stata cresciuta ed educata nel tempio di Gerusalemme, ed aveva l’obbligo di seguire uno stile di vita casto e pieno regole, molto simile a quello delle moderne suore.
Quando la Vergine divenne grande abbastanza da potersi sposare, venne dato a tutti i suoi pretendenti, un ramo secco.
Secondo la storia, soltanto il ramo del suo futuro sposo sarebbe fiorito, mentre tutti gli altri no.
Dio decise che doveva essere Giuseppe lo sposo di Maria (e successivamente anche padre di Gesù).
Ed è così che Raffaello dipinge il bastone di san Giuseppe diverso dagli altri. Se fai bene attenzione, puoi renderti conto che solo sulla punta del suo bastone sono sbocciati 3 piccoli fiori; gli altri pretendenti, invece, hanno tra le mani solo dei rami secchi.
Guardando come è stato replicato perfettamente in un’immagine il testo del Vangelo, puoi renderti conto di come Raffaello sposalizio della Vergine abbia tenuto conto anche del più piccolo dettaglio.
C’è un’altra figura ancora più vicina rispetto a quella di Giuseppe e Maria, ovvero quell’uomo con la calamaglia rossa.
Questo personaggio, in preda ad un attacco di rabbia per non essere stato scelto come sposo di Maria, sta utilizzando tutta la sua forza per spezzare il ramo secco.
So cosa stai pensando: sono tutti dettagli molto interessanti, ma alla fine quali sono le differenze tra lo sposalizio della vergine Raffaello e Perugino?
Facendo un passo indietro, abbiamo visto il Vasari scriveva che quest’opera era la prova che l’abilità pittorica di Raffaello ormai aveva superato decisamente quella del suo maestro, il Perugino.
Oltre al giudizio del Vasari, però, dobbiamo tenere conto anche di alcuni piccoli particolari che dimostrano quanto Raffaello fosse molto più moderno rispetto a tanti altri suoi colleghi.
Ad esempio, guarda come sono disposti i personaggi: tutti sono posti in modo naturale nella scena e non sono “fissati” nello spazio in modo rigido ed irreale (un dettaglio che invece salta subito all’occhio nella scena del Perugino).
Tutti i personaggi poi non sono concentrati sul matrimonio che sta per essere celebrato: molti di loro hanno lo sguardo rivolto altrove, dimostrando una forte indipendenza dall’azione centrale.
Se scendiamo un po’ di più nei dettagli tecnici, devo dirti che Raffaello in questa scena adotta un punto di vista leggermente rialzato rispetto al normale: in questo modo sembra quasi che noi stessimo “fluttuando” nell’aria, permettendoci di guardare i protagonisti nella loro interezza, fino ad ammirare la grande lastra marrone in primo piano.
Una curiosità: sai che tutta l’opera è attraversata da dei semicerchi?
Guarda l’immagine qui sotto: cominciando dai piedi dei protagonisti fino allo sfondo matrimonio in secondo piano, si possono tracciare una discreto numero di semicerchi che contengono perfettamente tutta la scena realizzata da Raffaello.
Eccezionale, vero?
Adesso dai un’occhiata ai colori: le tonalità di cui si serve Raffaello sono molti, ma saltano subito all’occhio il rosso acceso della veste della Vergine ed il giallo caramellato della veste di Giuseppe.
Focalizziamoci per un altro momento su questi colori: si tratta di sfumature calde e distese su tutta la tela ed inoltre testimoniano una modernità senza precedenti da parte di Raffaello, il quale dimostra di essersi distaccato pienamente (almeno in questo aspetto) dalla solita gamma di colori utilizzata dai suoi colleghi del ‘400.
Ti ho detto che si tratta di un’opera di eccezionale modernità: è vero, ma bisogna fare bene attenzione, perché Raffaello, sempre con questo lavoro, sceglie di mantenere un’impostazione classica.
Che cosa voglio dire?
Dà un’occhiata all’espressione di tutti i protagonisti: hanno tutti un volto spento; persino Maria e Giuseppe, che dovrebbero essere lieti della loro unione, hanno una faccia che non tradisce emozione.
Sia ben chiaro: Raffaello non voleva dipingere una scena “triste”, ma ha scelto di richiamarsi ad un tipico aspetto della pittura classica, decidendo di lasciare un equilibrio tra le varie espressioni di tutti i personaggi, in modo tale da non permettere a nessuno dei protagonisti di prevalere sull’altro.
Abbiamo detto che Raffaello era molto giovane quando stava lavorando a quest’opera, ed infatti, sono diversi gli aspetti “da correggere” nella scena (un po’ come nell’Annunciazione di Leonardo): mentre i protagonisti al centro dell’opera sono stati dipinti fino ai minimi dettagli, quelli che sono ai lati più esterni sono molto semplici, dando la sensazione che siano stati aggiunti giusto per fare numero.
Può darsi che Raffaello non volesse dar vita ad un quadro eccessivamente innovativo; se avesse stravolto troppo le rigide regole della pittura, l’opera sarebbe stata criticata duramente e avrebbe corso il rischio di essere messa da parte definitivamente.
Ma il suo genio non poteva essere sottomesso completamente alle rigide regole del tempo: esistono alcuni disegni preparatori conservati in Inghilterra che illustrano diversi tentativi di Raffaello per cercare di rendere più decisi e caratterizzati questi personaggi che nella versione finale si sono rivelati “vuoti”.
Mettiamo un attimo da parte la faccenda delle espressioni e dà un’occhiata a questo magnifico sfondo.
È impossibile non notare questo grande edificio a pianta centrale, alla cui base c’è una gradinata.
Lo vedi quel piccolo doppio portale aperto?
Devi sapere che è anche il “punto di fuga” dell’opera, ovvero il punto esatto (perdona la ripetizione) in cui convergono tutte le linee di prospettiva del dipinto. Per capire di cosa parlo, dà un’occhiata all’immagine qui sotto.
Guardando con maggiore attenzione la grande piazza alle spalle del gruppo di personaggi in primo piano, puoi vedere qua e là, dei piccoli gruppi di persone che si fanno gli affari loro ed ignorano l’importante matrimonio che viene celebrato.
Quale è il loro ruolo nell’opera?
In realtà non hanno un significato ben preciso: probabilmente Raffaello li ha inseriti per dare maggiore profondità e realismo a tutta la scena.
Guarda con attenzione il tempio disegnato alla perfezione: le colonne che sorreggono tutta la struttura sono di ordine ionico, poi, la grande architrave sopra il portale riporta la firma di Raffaello e l’anno di realizzazione.
Questa imponente struttura non disturba il naturale equilibrio del paesaggio circostante, anzi, sembra sposarsi alla perfezione con lo sfondo: questo edificio, infatti è il simbolo dell’armonia tra architettura urbana e natura.
Il tempio, poi, è un’altra prova che dimostra la straordinaria innovazione di Raffaello rispetto al Perugino: quest’ultimo, infatti, non aveva dato un significato particolare alla struttura sullo sfondo; si trattava soltanto di un elemento decorativo.
Per Raffaello, invece, tutto ruota attorno a questo tempietto finemente decorato e disegnato in modo tale da non destabilizzare l’atmosfera pacifica che si respira in tutta l’opera.
Un momento: hai notato che l’edificio è sollevato rispetto al resto della piazza?
Non si tratta di un errore, ma di un artificio: in questo modo, nonostante le grandi dimensioni del tempio, quest’ultimo non “soffoca” ed appesantisce l’azione che sta avvenendo in primo piano.
Questa bellissima armonia è il frutto di lunghi studi che Raffaello aveva condotto sugli edifici a pianta centrale proposti da Leonardo da Vinci e dal Bramante in quegli anni.
Pensa che c’è chi ritiene che per via deli minuziosi dettagli di tutto il tempio, Raffaello possa essersi aiutato con un modellino di legno di questa struttura.
Infine, messa da parte la questione del tempio, Raffaello ha studiato con attenzione le proporzioni presenti in tutta la scena, così da poter elaborare un quadro privo di eventuali problemi in ogni sua parte.
Nicola
cit.: “così ha trasferito il lavoro su delle tele, cercando di mantenere sempre idratata tutta l’area pittorica, in modo tale da evitare altri danni dovuti alla secchezza.”
Non si possono scrivere castronerie di questo calibro. Ma forse è uno scherzo…! Il modo migliore per distruggere un dipinto antico è proprio quello di “idratarlo” con l’acqua. Ma poi, “trasferito il lavoro su delle tele”, eheheheheh, ma quando mai!! Se volete conoscere il reale intervento di Molteni sulla tavola, cercate altrove. Consiglio di documentarsi, e soprattutto di capire, per evitare di cadere in simili sciocchezze.
giuseppe sterparelli
Salve, è omessa, o peggio, completamente errata, tutta la parte storica. Perugino non ha mai operato a Città di Castello; le quattro opere non sono state (ovviamente!) commissionate in un unico momento, e soprattutto la città non era assolutamente minacciata dagli Austriaci nel gennaio 1798, quando il Generale Lechi entrò in città e sottrasse deliberatamente il dipinto (con una raccolta firme pilotata grazie a una decina di notabili anticlericali del posto). Se scrive di storia e lo fa a livello PUBBLICO, ha il dovere di documentarsi.
Lorenzo
Bellissima e dettagliatissima analisi. Bravo!
gina
cosa significa che contengono perfettamente tutta la scena rappresentata da raffaello?
Dario Mastromattei
Ciao Gina, intendevo dire che i semicerchi attraversano perfettamente tutta la scena dipinta da Raffaello.
anna letizia candelise
Descrizione precisa e puntuale. Aggiungerei solo che Raffaello adopera una proporzione graduale dal primo piano al fondo, le figure che assistono sono meno importanti e quelle in secondo, terzo e ultimo piano vengono dipinte in modo sommario per dare il senso della distanza. Questo rende l’opera più verosimile e il rapporto tra figure, architettura e paesaggio risulta armonico.
peter patti
Fenomenale. Grazie mille per questa lezione d’Arte. Sublime è il dipinto in questione, ma sublime è anche la maniera in cui Lei ce lo racconta.
Dario Mastromattei
Grazie mille, sono felice che la mia spiegazione le sia piaciuta! 🙂