Spasimo di Sicilia di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
Eccoci nuovamente insieme per scoprire tutti i dettagli di un altro importante capolavoro di Raffaello Sanzio, il quale nelle ultime settimane è protagonista indiscusso sul nostro blog. Dopo aver analizzato il bellissimo quadro “Madonna del Cardellino”, oggi proseguiamo con l’analisi di un altro importante lavoro di questo artista intitolato “Spasimo di Sicilia”.
Come da consuetudine, all’interno di questo articolo vi riproporremo il sunto della storia legata alla commissione di quest’opera e com’è giunta alla destinazione odierna, poi successivamente passeremo all’analisi stilistica dell’opera, per scoprire nel dettaglio l’eccezionale abilità di Raffaello; a tal proposito, vi segnaliamo proprio qui sotto, una monografia su Raffaello a prezzo scontatissimo, scritta da P.D. Franzese.
Data di produzione: 1517
Dimensioni: 318 x 229 cm
Dove si trova: Museo del Prado, madrid
L’opera è stata commissionata direttamente dal monastero siciliano di Santa Maria dello Spasimo a Palermo, ed è stata dipinta da Raffaello a Roma nel 1517. Successivamente l’opera è stata trasportata via mare per giungere in Sicilia, ma fu un viaggio molto travagliato e quest’ultima andò perduta. Il mare trascinò la tavola fino a Genova, dove venne ripescata senza alcun danno riportato; questo evento contribuì a circondare quest’opera di un’aura di miracolo e divenne molto popolare, al punto che, i committenti originali, per riaverla indietro, dovettero chiedere al Papa di intercedere per loro.
Giunta definitivamente a destinazione, nel 1661 venne acquistata dal viceré spagnolo per conto di Filippo IV, per poi essere sottratta per un breve periodo da Napoleone e la sua serie di furti d’arte nelle campagne militari, per poi essere riportata in Spagna, dove si trova tutt’ora.
Riassunta brevemente la storia dell’opera, ora passiamo alla descrizione di questa bellissima tavola di Raffaello. Il momento rappresentato è quello in cui Gesù è sulla via del Calvario per essere crocifisso, e il Salvatore si rivolge a sua madre, la quale cerca di aiutare il figlio, mentre anch’essa è circondata da altre donne.
La scena che Raffaello ci propone è molto affollata e ricca di personaggi diversi, tra cui possiamo notare vari soldati appiedati, ma anche alcuni a cavallo; decide di lasciare al centro un piccolo scorcio paesaggistico, che mostra diversi elementi naturali, altri personaggi, e aguzzando bene la vista è possibile notare ulteriori croci.
La forza del dipinto sta tutta nell’espressione dei personaggi (già nota anche in altre opere di questo artista), caratteristica che ha reso lo stile di Raffaello immortale fino ai giorni nostri. Gesù sembra che stia cercando l’aiuto della madre, come un bambino fa nei momenti difficili, e subito Maria è pronta ad aiutarlo, gettandosi verso di lui, ma senza successo. I soldati intorno a Gesù continuano a torturarlo e mentre uno sta per colpirlo con la lancia, un altro lo strattona, tirando a se la corda legata attorno alla vita del Redentore. Al centro della composizione, proprio sopra la croce di Gesù, è presente Giuseppe d’Arimatea, il quale, grazie alla sua possanza e forza, cerca di sollevare la croce, alleviando la pena di Gesù.
I colori in questa composizione sono più scuri rispetto a quelli tradizionalmente utilizzati da Raffaello, e possiamo notare che qui spiccano soprattutto il rosso dello stendardo sulla sinistra della scena, ma anche i colori delle vesti delle donne, di Maria e dei personaggi sulla destra, tutti investiti dalla luce.
Marina Pieranunzi
Buongiorno,
chiedo scusa, ma si tratta di Simone di Cirene e non di Giuseppe D’Arimatea.
Domenico
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione sulla notizia di questi giorni (gennaio 2019) circa la prossima riproduzione digitale dell’opera di Raffaello e la sua ricollocazione presso lo “Spasimo” di Palermo. Personalmente nutro non poche perplessità.
Giuseppe Salmè
Come mai l’opera non è su tavola ma su tela ? Sarebbe opportuno spiegarlo
Dario Mastromattei
Ciao Giuseppe, hai ragione. La tavola non è su tela perché tra il 1813 ed il 1822, l’opera venne sottratta da Napoleone e venne portata in Francia; allora si usava trasportare gli oli su tavola (come questo) su delle tele, e fu proprio in quell’occasione che avvenne il cambio di supporto. 🙂