San Giorgio e il drago di Raffaello Sanzio: analisi completa delle opere
Oggi ti farò conoscere due imporatnti quadri di Raffaello Sanzio, il quale è stato un fondamentale artista del Cinquecento e che è stato fonte di ispirazione per molti pittori dei secoli successivi. I lavori di cui ti voglio parlare oggi sono molto interessanti: si tratta di due varianti di uno stesso tema, realizzate entrambe dal Raffaello e sono tutte e due intitolate San Giorgio e il drago”
Leggendo questo articolo conoscerai tutti i dettagli dei quadri con protagonista S. Giorgio due lavori del Sanzio; ti parlerò, prima di tutto, della storia legata alla loro commissione, poi della trasmissione dell’opera fino a conoscere il di conservazione odierno; concluderò infine, con un’analisi delle due immagini di draghi con S.Giorgio.
VERSIONE WASHINGTON
Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito del quadro di Raffaello conservato a Washington.
Data di produzione: 1505
Dimensioni: 28,5 x 21,5 cm
Dove si trova: National Gallery of Art, Washington
Oggigiorno, l’opera viene attribuita dalla critica a Raffaello Sanzio, poiché, proprio sulla bardatura del cavallo di Sangiorgio che si staglia al centro della composizione, si può leggere firma del pittore, ovvero “RAPHELLO V.”.
Secondo le fonti, questo quadro venne stato commissionato da Guidobaldo da Montefeltro per essere inviato come dono ad Enrico VII d’Inghilterra, al fine di ringraziarlo del conferimento dell’Ordine della giarrettiera (sul polpaccio del cavaliere si può notare una giarrettiera che riporta la parola Honi, prima parola del motto dell’ordine).
La pittura di San Giorgio martire doveva essere trasportata in Inghilterra da un caro amico di Raffaello, Baldassarre Castiglione, ma a causa di una malattia, la partenza venne posticipata.
Per diverso tempo non si ebbero più notizie di questo quadro, ma il suo nome riapparve nuovamente nelle fonti nel 1627 a Washington, all’interno delle collezioni del duca di Pembroke.
Successivamente, il duca lo vendette a Carlo I d’Inghilterra, e dopo la morte di quest’ultimo, la preziosa tela andò a finire nelle mani del marchese di Sourdis, arrivando così in Francia.
Passando di mano in mano, il quadro del drago in inglese famiglia era stato fino a qualche anno prima, ora si spostava in Francia.
Infine, nel 1772, il capolavoro che ritraeva la storia di San Giorgio e la principessa venne riconosciuto da Caterina di Russia, la quale acquistò la tela insieme a tantissimi altri tesori artistci; rientrando in Russia, portò la tela con se, dove rimase fino agli anni Trenta del Novecento.
Stalin, in seguito, decise di vendere il lavoro ad un’asta segreta, e proprio in quest’occasione, il dipinto venne acquistato da Andrew Mellon, un collezionista americano, che poi la propose in esposizione alla National Gallery of Art di Washington, dove si trova oggi.
Questi sono stati i movimenti dell’opera prima di giungere in maniera definitiva all’interno delle collezioni di Washington; ora passerò all’analisi stilistica dell’opera di S Giorgio.
Al centro della composizione si trova San Giorgio a cavallo, il quale sta infilzando il drago con una lancia (il drago simbologia è tradizionalmente un animale che rappresenta il male); sulla destra della scena, si nota la principessa in preghiera, la quale ammira, quasi estasiata il Santo che combatte.
L’ambiente che circonda il combattimento è un semplice bosco: gli esperti, analizzando la flora ed il paesaggio, hanno riconosciuto in questa scena il tipico paesaggio umbro.
La composizione della scena è basata su linee ortogonali: la preferenza di questa scelta geometrica, ha permesso all’artista di mettere in risalto il dinamismo del combattimento tra il Santo e il drago, ma, allo stesso tempo, dona anche profondità alla scena, posizionando i protagonisti su livelli diversi.
A dare ancor più movimento alla scena, è il mantello del Santo, che si sta gonfiando per via dell’azione intrapresa dal martire; questo artificio, inoltre, elimina la staticità dall’azione e dimostra l’eccezionale abilità di Raffaello, che ormai ha abbandonato le elementari nozioni apprese nella bottega.
I colori utilizzati per la scena sono molto importanti: c’è il marrone, il verde, il grigio ed altri colori che richiamano alle tonalità della terra; questi stessi colori venivano scelti spesso anche da Leonardo da Vinci, un artista al quale Raffaello si ispirò, quasi certamente, per la realizzazione di questo quadro.
VERSIONE PARIGI
Qui puoi leggere tutto quello che devi sapere a proposito di un’altra delle immagini di drago realizzate da Raffaello, ed oggi conservata a Parigi.
Data di produzione: 1505
Dimensioni: 31 x 27 cm
Dove si trova: Musée du Louvre, Parigi
Le fonti storiche citano per la prima volta il nome di quest’opera all’interno del sonetto di Lomazzo: nello stesso testo era annoverato anche un altro quadro lavoro di Raffaello Sanzio , intitolato San Michele e il drago.
La storia della trasmissione di questo quadro è molto simile all’omonima opera conservata a Washington: questa composizione, probabilmente, venne commissionata da Guidobaldo da Montefeltro per essere donata poi ad Enrico VII d’Inghilterra.
Prima di inviare il capolavoro in Gran Bretagna, Guidobaldo fece fare una copia, che poi tenne per se (ovvero questa tavoletta francese).
Il quadro, successivamente, passò dalle collezioni di Guidobaldo, nelle proprietà del conte di Piacenza, Ascanio Sforza; da quest’ultimo, l’opera subì un ulteriore trasferimento nelle collezioni di Luigi XIV, che, è uno dei nuclei fondamentali della collezione del Louvre, arrivando, di fatto nel celebre museo francese, dov’è conservato tutt’ora.
Terminata la storia dell’opera, ora ti descriverò questo quadro: il soggetto che si erge al centro della scena è San Giorgio, il quale, differentemente dalla versione americana del quadro, sta per dare il colpo di grazia al drago con un colpo di spada.
Nel quadro di Washington, San Giorgio stava combattendo il drago con una lancia, la quale, in questa rappresentazione è già conficcata nel petto del mostro.
Sulla sinistra della scena c’è il drago, stramazzato al suolo, che, con le ultime forze, cerca di combattere contro il guerriero; sulla destra, in lontananza, si può scorgere la principessa, la quale, approfitta del combattimento per fuggire, voltandosi però verso San Giorgio, assicurandosi che il cavaliere abbia la meglio sulla bestia.
Anche in questo caso, il contesto che circonda il combattimento è un apesaggio naturale: gli studiosi, studiando le piante e la conformazione del paesaggio, hanno notato la somiglianza con il paesaggio delle campagne umbre.
La sostanziale differenza tra i due quadri è data soprattutto dalla differente rappresentazione dei personaggi e l’utilizzo di posizioni completamente diverse.
Nelquadro di Parigi, il Santo indossa un’armatura nera e lucente, in contrasto tonale con i colori che compongono la scena.
Bisogna tenere bene a mente che tutta la composizione della scena è basata su una diagonale, che: ha la sua origine nel drago, il suo prolungamento nel centro nel cavallo ed infine il vertice, nella principessa in fuga.
Tale diagonale, astutamente, ha permesso a Raffaello, la divisione della scena in tre piani differenti, donando maggiore profondità a tutta la rappresentazione.
L’espressione di San Giorgio, infine, dona un tocco “fantastico” a tutta la scena: il martire, non sembra minimamente affaticato dal combattimento, anzi, appare imperturbabile: tale caratteristica costituisce un elemento poco comune nelle opere con i santi di Raffaello.
Complimenti! Analisi molto chiara come sempre