Ritratto di Agnolo Doni di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
Proseguiamo anche oggi nel nostro viaggio tra le opere di Raffaello Sanzio, ed oggi andremo a scoprire all’interno di questo articolo un ritratto molto interessante e che ci mostrerà ancora una volta l’incredibile stile di Raffaello ed anche l’interesse che aveva nel cercare di approfondire e scoprire tutti i dettagli dello stile di altri artisti, quali Leonardo da Vinci ed altri. Il quadro che studieremo oggi è il “Ritratto di Agnolo Doni”.
Come da tradizione, scopriremo prima di tutto la storia della commissione di tale opera ed andremo a studiare tutti i dettagli legati alla trasmissione di questo lavoro fino all’ultimo luogo dove tutt’ora risiede; successivamente realizzeremo anche un’analisi stilistica del lavoro.
Data di produzione: 1506
Dimensioni: 65 x 45 cm
Dove si trova: Galleria Palatina, Firenze
L’opera è stata commissionata proprio dallo stesso soggetto, Agnolo Doni, e nella richiesta effettuata a Raffaello, incluse anche la possibilità di effettuare il ritratto della moglie del committente, ovvero Maddalena Strozzi. Entrambi i ritratti erano conservati all’interno di Palazzo Doni ed ebbero un immediato successo tra il pubblico. Tutte e due le opere rimasero in mano ai discendenti della famiglia Doni per generazioni, fino al 1826, quando cedettero tutti e due i ritratti al granduca Leopoldo II di Toscana, diventando opere di dominio pubblico.
Riportata brevemente la storia di entrambe le opere, ora andiamo ad analizzare il “Ritratto di Agnolo Doni”: a prima vista, la posizione del soggetto, il luogo in cui viene ritratto, lo sguardo e l’intera composizione ricorda molto da vicino “La Gioconda” di Leonardo da Vinci, dimostrando quanto il Sanzio fosse ispirato dalla maestria di Leonardo. Agnolo Doni è rappresentato a mezzobusto, mentre si trova seduto su un balcone che permette di ammirare brevemente il panorama naturale alle sue spalle.
Il soggetto, nonostante sia rivolto di tre quarti verso destra, lo sguardo è rivolto allo spettatore, ma l’espressione è serena e tranquilla (caratteristica comune a molte opere del Sanzio). Tantissimi sono i dettagli che ci danno diversi indizi sul ceto del soggetto: gli anelli alle mani, la veste di stoffa e la fine camicia che spunta leggermente dalla veste.
La grandezza del pittore sta nella realizzazione dei particolari più piccoli, come ad esempio la resa dei capelli crespi e molto sottili, che richiedono molta pazienza ed attenzione nell’utilizzo del pennello.
Nonostante tutti questi dettagli, il centro del dipinto resta però il soggetto, dove addirittura il paesaggio alle spalle sembra accompagnare la sua postura (basti notare che le colline discendono da sinistra verso destra), e dove ogni particolare è sistemato al posto giusto, proprio come le due nuvole a sinistra e a destra della tela, che occupano la parte spoglia della tela.