Ragazzo che monda un frutto di Caravaggio: analisi completa dell’opera
Oggi voglio parlarti di un quadro di Caravaggio molto interessante. Questo artista, il cui vero nome è Michelangelo Merisi, è stato autore di alcuni dei più grandi capolavori di tutti i tempi, ed io, oggi voglio farti conoscere tutti i dettagli della tela intitolata Ragazzo che monda un frutto.
Leggendo questo articolo, scoprirai tante cose interessanti a proposito di questa tela di Caravaggio: la data di realizzazione, le caratteristiche più importanti e la descrizione stilistica della composizione.
Data di produzione: 1592-1593
Dimensioni: 75,5 x 64,5 cm
Dove si trova: Collezione Longhi, Firenze
Per prima cosa, devo premettere un’informazione molto importante: purtroppo, la tela originale di questo lavoro di Caravaggio, è andata perduta; quella a cui faccio riferimento in questo articolo, è una delle svariate copie, e, secondo diversi specialisti, è quella che somiglia di più all’originale. Questa copia, attualmente, è conservata all’interno della Collezione Longhi a Firenze.
Devi sapere che c’è una questione ancora molto dibattuta a proposito della collocazione cronologica di questa opera nella vita di Caravaggio: molti ritengono che questa tela venne dipinta quando l’artista si trovava dal Monsignor Pandolfo Pucci, a Palazzo Colonna; altri pensano che Caravaggio l’abbia realizzata quando era ancora dal Cavalier d’Arpino.
Adesso, guarda bene il ragazzo sulla tela: con una rapida occhiata, ti sarai reso immediatamente conto che il suo abbigliamento è molto elegante e fine, e non mostra alcuna imperfezione.
Leggi bene il titolo del quadro: Ragazzo che monda un frutto. Caravaggio, in effetti, dipinge su tela un ragazzo che sta sbucciando un frutto con un coltello, mentre davanti a lui, su un tavolo, c’è dell’altra frutta.
A questo punto, dobbiamo porci una domanda: che frutto sta sbucciando? Ci sono diverse teorie a riguardo: c’è chi pensa che si tratti di una pera, chi pensa che sia una drupa, ed altri ancora ritengono che possa trattarsi di un bergamotto.
Al giorno d’oggi, nessuna delle varie identificazioni è accettata completamente: potrebbe trattarsi di una pera e non di una drupa (perché quest’ultima è presente sul tavolo e non deve essere sbucciata per essere mangiata), e potrebbe non essere un bergamotto perché, seppur molto simile ad una pera, non serve sbucciarlo e non è commestibile.
Qualunque sia il frutto sbucciato dal ragazzo, secondo lo studioso John T. Spike, il quale ha effettuato molteplici indagini relative ai capolavori di Caravaggio, quest’opera potrebbe avere un significato allegorico: in primo luogo, riconosce che il frutto mondato è il bergamotto; poi, nota che il protagonista non si cura assolutamente del resto della frutta commestibile presente sulla tavola.
Questa azione, secondo Spike, potrebbe alludere simbolicamente al rifiuto da parte del ragazzo dei frutti del peccato.
secondo me è un kiwi
Credo che in realtà si tratti di un melangolo, un’arancia amara simbolo delle sofferenze d’amore.
Salve mi chiamo Salvatore Fosci di Bomarzo (VT) ho fatto uno studio e un libro sul sacro bosco di Bomarzo , questo parco viene anche chiamato parco dei mostri, in questo giardino del 500 non classico , come gli altri giardini del periodo , qui l’autore vicino orsini a fatto scolpire creature rocciose rappresentanti simboli nascosti , e mentre osservavo tra le vesti scolpite della statua del nettuno , mi accorgo che tra queste vesti e nascosto un aspide scolpita , ora per farla breve ho capito che questo principe del 500, ha saputo nascondere con il serpente una conoscenza e saggezza ,quella conoscenza che la chiesa di potere non permetteva di esprimere e il serpente lo avevano trasformato nel simbolo del demonio. La mia ricerca mi ha portato a vedere che anche nella pittura il serpente viene nascosto tra le vesti , o altri oggetti , ora voglio dire questo perche mi sono accorto, che nel mondafrutto il ragazzo cosi composto e abile nel mondare , in realtà lascia troppa buccia, di solito la buccia veniva mondata molto finemente, questo gesto del mondare lo facevano abilmente anche i nostri nonni , e togliendo quella buccia a spirale, in realtà avrebbero tolto il male dal frutto del peccato , cioè il serpente. mio padre oggi quasi novantenne mi racconta che la nonna gli obbligava a togliere e mondare la buccia, e di non romperla , perchè portava male, e in quel periodo di fame, buttare la buccia era un dispiacere. Mi dice che si sfidavano tra ragazzi a chi mondava più finemente la buccia rendendola trasparente. ora un altro indizio e che il coltello del mondafrutto e posizionato centralmente, e se noi proviamo a mondare un frutto ci accorgeremo che la lama del coltello rimane sempre all’esterno della buccia del frutto. Un altro indizio e che l ‘artista mostrando diversi frutti non fa altro che confondere l’osservatore , proiettandoci inanzi a noi l’immagine del frutto. Mentre per me nasconde un serpente, e come se in quel periodo l’artista era costretto a nascondere con il serpente il segreto della loro conoscenza e libertà d’espressione