Messa di Bolsena di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’affresco
Proseguiamo anche oggi il nostro viaggio in compagnia delle principali opere di Raffaello Sanzio, leggendario pittore del Cinquecento che negli ultimi giorni stiamo imparando a conoscere meglio mediante diverse analisi stilistiche dei suoi lavori più importanti. Oggi, per continuare il nostro itinerario, andremo a studiare la “Messa di Bolsena”.
All’interno di questo articolo troverete la storia completa che ha portato alla realizzazione di questo importante affresco, per poi passare all’analisi stilistica, cercando di carpire dai dettagli le informazioni più importanti. Per qualsiasi dettaglio aggiuntivo o informazione, potete contattarci qui sotto tramite un commento e noi provvederemo ad inserire le nozioni da voi suggerite per arricchire la descrizione di questa tela con protagonista il miracolo di Bolsena.
Data di produzione: 1512
Dimensioni: 500 x 660 cm
Dove si trova: Musei Vaticani, Città del Vaticano
L’opera si trova all’interno dei Musei Vaticani (nella Stanza di Eliodoro), di cui abbiamo già parlato all’interno di un altro articolo. L’affresco è stato progettato circa un anno prima, mentre altri lavori all’interno della Stanza della Segnatura erano ancora in atto.
I soggetti rappresentati all’interno di questo lavoro sono tutti legati a dei miracoli e la volontà di rappresentare proprio queste persone è stato un atto volontario: dato che la Chiesa stava perdendo terreno contro i francesi ed addirittura aveva perso Bologna; queste sconfitte, oltre che togliere terreno al Pontefice, non faceva altro che rendere sempre più debole l’influenza della Chiesa in Italia. Per rappresentare questo duro periodo che la chiesa stava affrontando, allora il Pontefice ordina a Raffaello di includere all’interno dell’affresco le persone legate ad interventi miracolosi.
Nel bel mezzo del lavoro, proprio nel 1512, in un momento in cui il Papa Giulio II stava temporaneamente ottenendo qualche trionfo, decise di farsi ritrarre all’interno degli affreschi di Raffaello in modo più netto, così da risaltare maggiormente rispetto a tutti gli altri personaggi rappresentati.
La scena rappresentata fa riferimento al Miracolo eucaristico di Bolsena avvenuto nel 1263: stando alla tradizione, un sacerdote boemo non credeva nella conversione del Corpo di Cristo in pane eucaristico e del Sangue di Cristo in Vino, fino a che, proprio durante la messa vide che dall’ostia cominciò a gocciare sangue; da qui nacque nel 1624 la festa del Corpus Domini.
Tutti i personaggi inclusi all’interno dell’affresco non sono legati a rigidi canoni simmetrici che renderebbero la scena troppo macchinosa, bensì Raffaello li rappresenta con estrema naturalezza (proprio come accade anche in altri suoi lavori), e organizzando bene le masse presenti ai lati. Nonostante l’avvenimento del miracolo, il volto dei protagonisti non è sorpreso, quasi come se tutto quello che sta accadendo fosse vissuto solo a livello interiore.
L’ambiente che ospita questa scena è una basilica di cui non si intravede la punta. Nella parte centrale è presente il sacerdote boemo che sta celebrando la messa, con al seguito alcuni chierichetti. Proprio davanti al sacerdote si trova inginocchiato Giulio II, riconoscibile attraverso il suo sgargiante abbigliamento e differenziabile dalla massa poiché si trova con i gomiti appoggiati su un cuscino decorato con le nappe agli angoli; anche al seguito di Giulio II sono presenti dei cardinali.
Coloro che sembrano più sorpresi in assoluto dell’evento che sta accadendo sono proprio i partecipanti alla messa che si trovano sulla sinistra della scena, dove alcuni di loro sono in piedi, sbalorditi ed altri invece sono seduti, attoniti.
Il colore utilizzato all’interno di questo lavoro è molto interessante: ci sono molti colori sgargianti che mettono in contrasto varie sezioni dell’affresco, come la tonalità utilizzata per l’altare o anche i colori utilizzati per l’abbigliamento dei presenti, che rendono quest’opera un vero capolavoro e di grande complessità di realizzazione.
roberto
la tecnica per realizzare ampi lavori eseguirti a tempera secca ha le sue origini nella storia dell’arte italiana, tutti i massimi esperti , nell’arco di mezzo secolo hanno visionato da vicino le opere scoperte nel 1972 in piazza Leandra a Civitavecchia, non hanno capito niente di niente, per iun semplice motivo , studiare le tecniche pittoriche dei grandi maestri trecenteschi. richiede annii di studi, cosa che da fastidio. Roberto Grazioli Asti
Roberto Grazioli Asti
Nel 1848 Paolo Mercuri, incaricato dal Papa a dirigere la Camerale del Vaticano, supplicò sua Santità di far restaurare le stanze di Raffaello altrimenti in pochi anni non si sarebbe visto più niente. Il Papa si convinse, e farà eseguire i restauri. i. In maniera molto velata si accenna allo scempio provocato da chi aveva ordinato di eseguire lo strappo degli affreschi per inviarli al mseo del Louvre a Parigi. . I colori troppo sgargianti sono il frutto di un restauro pittorico dettato più che altro dall’approsimazione, nessuno sapeva con qiale forza cromatica furono stesi i colori originali.
Claudia Beyer
La festa del Corpus Domini nasce già nel 1264
Giulia
Vorrei sapere chi sono invece i personaggi sulla sinistra in basso
I due sopra il coro sembra che guardano la scena dall’alto
Le strutture architettoniche
Roberto
rispondere a questa domanda sarebbe come voler mettere a soqquadro e riscrivere la storia dell’arte rinascimentale italiana. . Roberto Grazioli Asti.
Roberto
a Civitavecchiia nel 1972 venne scoperta sotto strati di vecchie iRoberto Grambianature la messa di Bolsena, e non è di Raffaello Sanzio. Robertp Grazioli