Madonna d’Alba di Raffaello Sanzio: analisi completa dell’opera
Continuiamo ancora il nostro viaggio tra le bellissime opere di Raffaello Sanzio, e oggi, dopo aver analizzato nel dettaglio il quadro “Santa Caterina d’Alessandria”, ci spostiamo ancora nella carriera artistica di questo pittore del Cinquecento per scoprire un altro lavoro, il quale originariamente era un olio su tela e successivamente è stato spostato su tela. L’opera in questione è “Madonna d’Alba”.
In questo articolo partiremo prima con la storia della trasmissione dell’opera per capire com’è giunta alla destinazione odierna, e successivamente andremo ad effettuare un’analisi stilistica dell’opera, per scoprire quali sono le caratteristiche interessanti di questo lavoro di Raffaello.
Data di produzione: 1511
Dimensioni: 98 x 98 cm
Dove si trova: National Gallery of Art, Washington, U.S.A.
Stando agli studi effettuati, sembrerebbe che l’opera sia stata trovata per la prima volta nel convento degli olivetani di Nocera de’ Pagani, e probabilmente è giunto qui grazie alla commissione da parte di Paolo Giovio, il quale era vescovo di Nocera; un’altra ipotesi molto accreditata invece è legata al fondatore dello stesso convento, ovvero Giambattista Castaldo, il quale si sarebbe appropriato dell’opera subito dopo il terribile sacco di Roma, avvenuto nel 1527.
Procedendo nella storia, l’opera andò a finire nelle mani del viceré di Napoli, il quale essendo di nazionalità spagnola, portò l’opera all’interno del suo paese. Sentiamo parlare nuovamente dell’opera all’interno della collezione del Duca d’Alba a Madrid, da cui l’opera prende nome. Circa 200 anni dopo, l’opera viene acquistata dalla Russia, e successivamente viene ceduta ad un collezionista americano, Andrew W. Mellon, il quale poi donò quest’opera, insieme a molti altri quadri alla National Gallery of Art, dove risiede tutt’ora.
Riassunta la storia che intercorre tra la realizzazione dell’opera fino alla sua ultima destinazione, adesso effettuiamo un’analisi stilistica: protagonisti della scena sono Gesù Bambino, la Vergine Maria e San Giovanni Battista (i quali sono protagonisti anche di altre opere di Raffaello). Gesù Bambino viene ritratto mentre si trova in braccio alla madre e gioca con suo cugino più grande, tenendo tra le mani la croce di Giovanni; questo gesto, anche se riconducibile ad un semplice gioco tra bambini, implica invece l’accettazione del difficile destino a cui Gesù non potrà sottrarsi.
La stessa croce funge da centro della composizione in tutta l’opera: gli occhi di tutti e tre i personaggi guardano appunto quest’ultima; i colori sono stupendi, e soprattutto l’azzurro utilizzato per la veste di Maria domina tutta la composizione senza però essere troppo duro, e nel contempo dà la possibilità di ammirare anche la cromia di tutto il resto del paesaggio bucolico alle spalle del gruppo, che dona serenità e tranquillità. Infine, il gruppo di personaggi così riunito forma una piramide (non perfetta, dovuta allo spazio del dipinto, il quale è rotondo e non rettangolare), di cui Maria è la punta.
Maria giordano
Il nome deriva dal convento :madonna di montealbino sito a nocera inferiore
carlo pepe
esiste una documentazione della vendita al vicere’?o come l’annunciazione del raffaello dell’aquila provvidero i militari spagnoli con la forza a far cedere il quadro? esistono documenti in archivi in merito?
sarebbe interessante sapere anche per le popolazioni del sud rapinate nei secoli?
carlo pepe
modalita’ dell’acquisto dell’opera che era nella chiesa di monteoliveto di nocera dei pagani da parte del vicere’ spagnolo(costrinse i frati a cedere l’opera come avvenuto con altre del caravaggio che erano a napoli)?
e’ possibile farsi restituire le opere trafugate?
Dario Mastromattei
Buonasera Sig. Pepe. Grazie per il suo commento. La questione che lei propone è di indubbio interesse, ma purtroppo non è possibile farsi restituire le opere, proprio com’è avvenuto per moltissime opere trafugate durante i furti da parte di Napoleone. Degli accordi che sono stati firmati e siglati negli anni successivi alla fuoriuscita dell’opera dall’Italia, hanno fatto si che la legittima proprietà di questo lavoro non fosse più del convento degli olivetani di Nocera de’ Pagani.