La passerella giapponese di Monet: analisi

La passerella giapponese di Monet: analisi completa del quadro

Torniamo ancora una volta in compagnia dei quadri realizzati dall’artista impressionista di fine ‘800 Claude Monet, il quale ha realizzato un gran numero di opere che stiamo cercando di scoprire giorno dopo giorno con delle analisi semplici e chiare. Dopo aver visto un quadro riguardante il fiume Epte oggi vedremo sempre un’altra opera che ha a che fare con il mondo acquatico ma visto da tutt’altra prospettiva. Il quadro in questione è La passerella giapponese.

Qui potrete scoprire tutti i dettagli del quadro realizzato da Monet che trae ispirazione dai quadri giapponesi che durante quegli anni erano molto in voga, e di conseguenza molti artisti del tempo furono influenzati nella realizzazione delle proprie opere.

La passerella giapponese Monet analisi

Data di produzione: 1899

Dimensioni: 81,3 x 101,6 cm

Dove si trova: National Gallery of Art, Washington

Il quadro in questione fa parte di una serie di ben 12 quadri che rappresentano un panorama visto sempre dallo stesso punto di vista; la località reale dove questa scena si trova è la località rurale di Giverny, località molto pittoresca, dove si trasferirà nei primi anni novanta dell’800. Monet in questi anni tiene fede alla lezione impressionista e lo si può notare attraverso alcuni preziosi dettagli che potete vedere all’interno de La passerella giapponese.

In particolare, all’interno di questo quadro, Monet si concentra soprattutto sul colore molto particolare del ponte, che si mescola tra il blue e il verde, senza però tralasciare tutta la particolare scena che prende vita al di sotto dello stesso ponte, come se quelle piante acquatiche costituissero un vero e proprio mondo a parte (bisogna ricordare anche che nella fase finale della propria carriera Monet rappresenterà innumerevoli volte le ninfee che lo renderanno così famoso ai posteri).

La bellezza de la passerella giapponese sta nel fatto che questo quadro sia ben caratterizzato dall’utilizzo saggio dei colori e il bellissimo effetto di luce che quest’ultimi riescono a dare, realizzando una scena molto naturale e dalle caratteristiche fortemente impressioniste. L’artista ha progettato ogni minima caratteristica presente all’interno di questa composizione, senza tralasciare alcun dettaglio, facendo in modo che al momento della trasposizione su tela ogni elemento naturale ed artificiale fosse al posto giusto, garantendo il miglior risultato possibile, come potete vedere nella tela che si trova nella parte alta di questo articolo.

Anche all’interno di questa tela, così come accadeva in Canottaggio sul fiume EpteMonet preferisce concentrarsi sul realismo dell’acqua e non dipingerla trasparente come avviene tradizionalmente in altri quadri, cercando quasi di mostrare la “profondità” dell’acqua che si trova sotto al ponte piuttosto che la sua limpidità.

Volendo rintracciare qualche precedente tradizione a cui Monet si possa essere riallacciato realizzando questo quadro, possiamo senza dubbio segnalare i cosiddetti “ritratti” di matrice medievale chiamati hortus conclusus, i cui soggetti erano delle zone piccole e rinchiuse naturali, come ad esempio dei piccoli orti o anche zone boschive, con pochi dettagli ma realizzati con molta cura; d’altro canto, Monet non dimentica anche la tradizione giapponese che lo ha influenzato in molte delle sue opere, come si può notare in questa stessa tela ma anche in molti altri che vedremo successivamente.

Dario

Sono un blogger curioso ed appassionato di tecnologia. Il mio obiettivo è far conoscere i capolavori della storia dell'arte nell'era digitale.

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