La cortigiana (dopo Eisen) di Van Gogh: analisi completa del quadro
Voglio farti conoscere un quadro molto particolare di VIncent Van Gogh. Più che una normale opera, si tratta di un “omaggio” ad un altro artista, e tra poco ti spiegherò il perché di questa scelta. Il pittore olandese si dedicò, durante la sua vita, a tanti generi diversi: pittura di paesaggio, ritratti, nature morte e quello di oggi è un chiaro richiamo all’arte orientale, in particolare quella del mondo giapponese. L’opera di cui ti parlerò oggi è intitolato La cortigiana.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, posso assicurarti che conoscerai tutti i dettagli di quest’opera, ed inoltre a quale artista Van Gogh si ispirò per realizzare il disegno, ed inoltre scoprirai molte altre informazioni fondamentali, come l’anno in cui completò il lavoro, le sue dimensioni ed il museo nel quale è conservato.
Data di produzione: 1887
Dimensioni: 105,5 x 60,5 cm
Dove si trova: Van Gogh Museum, Amsterdam
Nell’ultimo ventennio dell’800, in Francia e nei Paesi Bassi c’era la grande moda dell’arte giapponese. Dal lontano Est provenivano tante stampe, disegni ed incisioni che affascinavano i più grandi pittori, Van Gogh incluso.
Proprio mentre si trovava ad Anversa, il suo interesse per il genere di stampa giapponese Ukiyo-e, caratterizzata dall’utilizzo del legno e tipica del periodo Edo (XVII-XX secolo) era molto forte, e questa passione si riversò nelle opere di questo periodo.
Quando si trasferì a Parigi, Vincent notò che non era l’unico appassionato di stampe giapponesi: anche gli impressionisti apprezzavano questo genere artistico e le loro opere mostravano il loro influsso.
Esaltato dalla situazione, Van Gogh cominciò a comprare e collezionare quante più ukiyo-e poteva, e ne parlava costantemente nelle sue lettere dirette a suo fratello Theo.
La sua passione per questo nuovo mondo orientale era così forte, che cominciò a maturare l’idea di fondare una nuova colonia artistica ad Arles (sulla scia degli artisti giapponesi), in compagnia del pittore Paul Gauguin.
Anche ad Arles le sue opere conservavano alcuni tratti della pittura giapponese: basta guardare la camera di Vincent.
In questo caso, l’opera originale venne realizzata dall’artista giapponese Kesai Eisen, il quale dipinse la cortigiana su legno; in seguito, il disegno venne riprodotto sulla copertina della rivista Paris illustré nel 1886, arrivando fino agli occhi di Vincent, il quale, colpito dalla bellezza dell’immagine decise di lavorarci su.
Van Gogh, per rendere perfetto il proprio omaggio, disegnò ed utilizzò una griglia di base per ricopiare in modo identico l’immagine e renderla più grande.
Guarda i colori: c’è il giallo, il rosso, il verde, il celeste e tante altre tonalità molto accese e vivide; sono tutte tonalità scelte appositamente per dare la sensazione che il disegno sia su legno, proprio come l’originale di Eisen.
Come facciamo a spare che si tratta di una cortigiana? L’acconciatura e gli accessori nei capelli sono tipici delle cortigiane giapponesi, così come la cintura che indossa (chiamata obi), che curiosamente è legata sulla parte anteriore del suo kimono e non dietro, come si usava.
L’ambiente che circonda la ragazza potrebbe sembrarti senza senso, ma in realtà non è così. Si tratta di uno stagno, dove ci sono delle canne di bambù sulla destra ed a sinistra delle rane con delle grù.
Cosa c’entrano questi animali? Devi sapere che in francese la gru si dice grue e rana grenouille, i quali sono due termini utilizzati nel dialetto francese per indicare una prostituta.
Guglielmo Giudici
La oiran dell’incisione di Keisai Eisen era una cortigiana di alto bordo che indossava un particolare kimono chiamato uchikake. Questo kimono è l’equivalente di un abito da sposa privo dell’obi e si porta sciolto come una grande tunica lunghissima.
Quindi il ritratto della Orian è quello di una prostituta in abito da sposa