Il San Sebastiano di Dresda di Antonello da Messina: l’eroico martirio dell’arte
Voglio farti conoscere un quadro del ‘400 davvero molto importante. Sicuramente avrai già sentito parlare di quest’opera, ma sono altrettanto sicuro che l’artefice di questo capolavoro non ti sarà molto familiare: il suo nome è Antonello da Messina ed il lavoro che voglio farti scoprire è intitolato San Sebastiano.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, posso assicurarti che conoscerai per bene la storia del martirio di San Sebastiano, ed inoltre capirai il perché questo quadro San Sebastiano viene considerato una delle più belle rappresentazioni di questo tema. Oltre a questo, scoprirai con precisione il periodo in cui è stato realizzato, le dimensioni del lavoro di Antonello da Messina, il museo in cui è conservato oggi e tante altre informazioni molto importanti.
Anno di produzione: 1478-1479
Dimensioni: 171 x 85 cm
Tecnica di realizzazione: olio su tavola trasportato su tela
Questo lavoro è chiamato San Sebastiano di Antonello da Messina (ma è conosciuto anche come San Sebastiano di Dresda), ed è uno dei lavori più conosciuti in assoluto di tutto il ‘400.
Devi sapere che questa tavola che ritrae il martirio San Sebastiano è uno degli ultimi residui della Scuola dei Santi Rocco e Niccolò (gli altri resti, sono una statua di san Rocco ed una pala di San Cristoforo).
Inoltre, il lavoro di Antonello da Messina San Sebastiano in origine costituiva la parte centrale del Trittico di San Giuliano, conservato nell’omonima chiesa a Venezia.
Quale è la storia di San Sebastiano?
Non ti annoierò con troppi dettagli, quindi eccoti i fatti principali della vita di questo martire.
San Sebastiano visse negli anni in cui Diocleziano era al potere (tra il 284 ed il 305 d.C). Secondo la tradizione, Sebastiano era un cavaliere valoroso, che era riuscito a conquistare la fiducia dell’imperatore, diventando suo amico.
Lo stesso cavaliere, servendosi del suo importante ruolo, aiutava in segreto i cristiani incarcerati e quelli che venivano torturati a causa della propria fede, non accettata dall’impero romano.
Oltre che aiutare i cristiani in pericolo, il santo cercava anche di convertire quante più persone possibile al cristianesimo, arrivando addirittura a far aprire gli occhi a Cromazio, il governatore di Roma ed anche a suo figlio Tiburzio, che divennero cristiani.
Non ci volle molto prima che Diocleziano vennisse a conoscenza delle attività segrete del cavaliere, e dopo una delusione amarissima, lo minacciò. Poco dopo le minacce divennero realtà, e San Sebastiano venne condannato a morte: così venne legato al tronco di un albero e venne trafitto da una scarica di frecce.
Come avrai potuto capire, questo dipinto San Sebastiano rappresenta la parte finale del racconto della vita del santo, ovvero quella del suo martirio.
Guardando questa scena, il primo particolare che salta subito all’occhio è l’imponenza del protagonista: le sue dimensioni sono imponenti, arrivando a far scivolare in secondo piano tutto il resto che c’è nel quadro.
Guarda con attenzione il santo: il suo corpo è trafitto da tante frecce, ma nonostante questo ha un’espressione serena sul suo volto, quasi come se non provasse dolore, anzi, sembra addirittura che abbia messo da parte l’odio verso i suoi aggressori e che li abbia perdonati (un po’ come farà Caravaggio in futuro nella Crocifissione di San Pietro).
Ma sai il motivo per cui questo quadro di Sebastiano Messina è così importante?
Un indizio fondamentale sta proprio nella prospettiva adottata dal pittore: non ti sembra un po’ troppo bassa?
A vedere così la scena, sembra quasi che l’osservatore sia un bambino che sta guardando dal basso verso l’alto, l’eroico sacrificio di San Sebastiano; è proprio questa la sensazione che ha voluto dare Antonello da Messina con questa scelta: esaltare la grandezza del martire.
Il San Sebastiano di Dresda, poi, rappresenta il punto più alto della carriera di Antonello da Messina: in questa composizione sono riassunte tutte le caratteristiche più importanti del suo stile, che sono giunte alla maturazione solo dopo tanti anni di studio ed esperienza.
Tra i punti di forza del suo stile, merita particolare attenzione l’utilizzo della luminosità nella scena.
Guarda il gioco di luci e di ombre sul corpo del protagonista; l’artista lo dipinge girato un po’ verso sinistra, ed è proprio per questo movimento che la parte destra del suo corpo è illuminata dalla luce, mentre il lato sinistro è all’ombra.
Il corpo del santo poi, è dipinto (dal punto di vista anatomico) quasi perfettamente: se guardi con attenzione, puoi renderti immediatamente conto che le proporzioni del suo fisico non sono proprio realistiche.
Nonostante qualche piccola imperfezione, la resa del fisico del protagonista è innovativa e distante da quelle rappresentazioni di artisti del passato, che miravano a modelli ideali e molto più distanti dalla realtà.
In tutta la composizione, poi, si respira una forte atmosfera rinascimentale che caratterizza la maggior parte delle opere del ‘400.
Da cosa lo si capisce?
Guarda i comignoli delle case alle spalle del santo: straordinariamente simili alle abitazioni veneziane; guarda anche gli archi che si intravedono dietro le gambe del santo; anche questi hanno uno stile architettonico che richiama quello di Venezia.
Per concludere, voglio farti notare una piccola anomalia.
In secondo piano, un po’ in tutte le direzioni, puoi notare la presenza di altre persone che ignorano l’esecuzione di San Sebastiano e si stanno dedicando alle proprie attività quotidiane.
Raffaele
(…) Non ci volle molto prima che Diocleziano a conoscenza, non “venne”.
(…) l’artista lo dipinge girato un po’ verso , (non “destra”), ed è proprio per questo movimento che la parte (non “sinistra”) del suo corpo è illuminata dalla luce, mentre il lato (non “destro”) è all’ombra.
Dario Mastromattei
Grazie per le segnalazioni Raffaele. Ho corretto subito gli errori.
Antonino Fallanca
A mio avviso manca tutta l’analisi della simbologia di alcune figure rappresentate da Antonello, aspetto fondamentale per comprendere le sue opere. Non basta solo soffermarsi sul linguaggio pittorico e sulla composizione ma bisogna anche interpretare per coglierne i significati non sempre così ovvi.
Angelo Ghisetti
Finalmente un buon commento su questa straordinaria opera di Antonello da Messina- Sarebbe da evidenziare anche che la prospettiva ribassata conferisce monumentalità di proporzioni alla figura del santo, nonostante le modeste dimensioni della tavola (1.71 x 0.85). Molto utili le notizie sul trittico originario e sul luogo di provenienza (se ho ben capito la chiesa di S.Sebastiano a Venezia). Mi rimane una curiosità: come mai nelle mostre di questi anni (Roma,Rovereto, la prossima a Milano) non fa mai la comparsa quest”opera? Bisogna rassegnarsi ad andare a Dresda? Perchè? Grazie e auguri
Dario Mastromattei
Ciao Angelo e grazie per il commento. Probabilmente la tavola del San Sebastiano viene spostata da Dresda perché non si trova un accordo con il museo in cui è conservata, rendendo impossibile il suo trasferimento per qualsiasi mostra su Antonello da Messina.