Il caffè di notte di Van Gogh: l’inferno della solitudine umana
Il quadro di cui voglio parlarti oggi è uno dei più grandi capolavori di Van Gogh. I dipinti di questo artista sono svariate centinaia, ma quello che voglio raccontarti oggi è uno dei suoi quadri più controversi, ed è intitolato il caffè di notte.
Quando sarai giunto alla fine di questo articolo, posso garantirti che: conoscerai la grande importanza di questa scena del bar di notte, ed inoltre, grazie ad alcune citazioni dello stesso artista Van Gogh, scoprirai i minimi particolari che rendono questo quadro un capolavoro.
Data di produzione: 1888
Dimensioni: 70×89 cm
Dove si trova: Art Gallery, Università di Yale, New Haven
L’IDEA
Quale il motivo per cui nasce quest’opera?
Devi sapere che Vincent, oltre alla pittura, ha scritto un sacco di lettere indirizzate a suo fratello Theo, e poi anche ad amici e pittori.
Theo, però, ha sempre avuto un’importanza maggiore rispetto a tutti gli altri destinatari: lo manteneva sempre aggiornato sulla sua carriera ed inoltre gli ha sempre svelato in anteprima i progetti per i suoi futuri lavori.
Proprio in una di queste lettere si nasconde il motivo per cui Vincent vuole dipingere questo quadro del bar.
Ecco cosa ha scritto a Theo in una lettera dell’agosto del 1888:
Oggi, probabilmente, inizierò a lavorare sull’ambiente interno del café dove ho una stanza, con la luce a gas, durante la sera. È quello che qui loro chiamano “café de nuit” (ci sono molti locali del genere qui), che rimangono aperti tutta la notte. “Coloro che girano di notte” possono rifugiarsi qui quando non hanno denaro per pagare un alloggio, oppure sono troppo ubriachi per rientrare.”
In un’altra lettera, inviata nei primi giorni di settembre dello stesso anno, Van Gogh si reca in questo bar per tre notti consecutive, lavorando ininterrottamente al suo quadro.
Studiare e dipingere di notte lo affatica moltissimo, ed è costretto a dormire durante il giorno per riprendere le energie.
I suoi sforzi vengono ripagati in poco tempo, e così, quando riesce a terminare una prima bozza, prepara un acquerello della scena (semplificata) al fratello, ispirandosi alla pittura giapponese che Vincent ammirava moltissimo.
Locali come questo sono un soggetto prediletto per Van Gogh, il quale più volte li ritrae nelle sue opere.
Esiste un’altra tela, intitolata Terrazza del caffè, la sera, con protagonista lo scorcio di un vicolo notturno: sulla sinistra c’è un locale illuminato, proprio nei pressi di Place du Forum, che contrasta con l’oscurità della sera.
DESCRIZIONE
Il caffè di notte di Van Gogh è un quadro molto curioso, interessante e che merita una spiegazione approfondita di tutti i particolari presenti.
Il bar ritratto in questa tela si trovava ad Arles, una piccola città nel sud della Francia.
Cosa ci faceva lì Van Gogh?
Il pittore si trovava in questo paese della Francia meridionale perché aveva un accordo un altro pittore, Paul Gauguin, con il quale aveva intenzione di dare vita ad una nuova scuola artistica, partendo proprio da Arles.
La loro breve convivenza, oltre a contribuire alla creazione di tanti quadri da parte dei due artisti, li porta anche a delle continue discussioni, che alla fine si trasformano in una violenta lite (in cui Van Gogh si taglia un orecchio) con una conseguente separazione.
Ora che conosci il motivo per il quale Van Gogh si trovava ad Arles, posso farti capire di chi era questo bar.
La proprietaria del locale del quadro il caffè di notte Vincent Van Gogh è Madame Ginoux.
Il bar si trovava a Place Lamartine, poco distante dalla casa in cui convivevano Van Gogh e Gauguin; erano così vicini che anche in un altro quadro (la casa gialla) di Vincent la piazza si vede molto facilmente.
Adesso guarda con attenzione il caffè di notte Van Gogh.
Se osservi per la prima volta questo quadro, ciò che ti salterà immediatamente all’occhio saranno i colori intensi della composizione, in forte contrasto tra loro.
La scelta di queste tonalità non è casuale, ma è stata fatta con il chiaro obiettivo di instillare nell’osservatore un senso di disagio.
I colori sono lo strumento migliore per rappresentare la pesante atmosfera che avvolge tutto il locale.
È proprio durante la notte che nel caffè Van Gogh scopre un mondo completamente diverso da quello del giorno.
In questo posto le emozioni e le reazioni degli uomini sono amplificati al massimo, ed inoltre, per via dell’alcool e della stanchezza, gli uomini sono più vulnerabili ed irascibili.
Nella lunga serie di particolari che non devono passare inosservati nel quadro di Van Gogh cafe de nuit (questo è il titolo dell’opera in francese), il seguente è molto importante: tutti i protagonisti della scena non parlano e non sono in relazione tra loro, anzi, ciascuno è chiuso in se stesso.
L’assenza di comunicazione è un triste simbolo della solitudine che caratterizza i clienti di questo locale: chiusi nei propri pensieri, non riescono ad essere sereni e tranquilli.
Questo “silenzio” ed il distacco di ciascuno, mescolato ai forti colori della tela, contribuiscono a rendere l’atmosfera del locale quasi “irrespirabile” e pesante, quindi Vincent è riuscito ad ottenere il risultato che desiderava: mettere in risalto la malinconia e la negatività che aleggia in questo caffè di notte.
Se guardi con attenzione la tela però, puoi notare la presenza di una coppia di personaggi che sembrerebbe contraddire lo spirito di solitudine comune nel quadro.
Li hai visti?
È quella coppia seduta allo stesso tavolo sulla sinistra, in secondo piano: molto probabilmente sono ubriachi, e nonostante il fatto che stiano insieme, non riescono a risollevare la tristezza generale che aleggia in tutta la composizione.
Ma dov’è il barista?
È quell’uomo vestito tutto di bianco che puoi riconoscere facilmente e che si distingue dagli altri per via del suo abbigliamento.
L’uomo sta un po’ più a destra, quasi al centro dell’opera, molto vicino al tavolo da biliardo.
Il suo volto è stanco ed infelice e si sposa perfettamente con il generale senso di disagio che caratterizza tutto il quadro.
Se sposti la tua attenzione ancora più a destra, sul muro accanto al barista, puoi notare uno strano specchio: questo non riflette l’ambiente, anzi, sembra sporco e presenta un’immagine totalmente differente da quella del caffè.
Torna per un momento a guardare il biliardo di cui ti ho parlato poco fa: hai notato che ha una forma abbastanza irregolare?
Vincent lo disegna in obliquo, ed in questo modo contribuisce a dare una decisa profondità a tutta la scena, ma nello stesso tempo sembra quasi “venire fuori” dal quadro, dando un forte senso di squilibrio.
La presenza di questo strano biliardo serve ad enfatizzare la pesante atmosfera ed il torpore che aleggia nel caffè, rendendolo un ambiente poco socievole.
Adesso sposta la tua attenzione sulla sinistra in primo piano: c’è una sedia vuota, decisamente più grande delle altre, e che salta immediatamente all’occhio.
Non si tratta di un semplice oggetto di arredo: questa sedia allude all’assenza ed al vuoto, altri due elementi negativi che combaciano perfettamente con il senso generale dell’opera.
Voglio svelarti una piccola curiosità prima di andare: questa sedia è stata protagonista anche di un altro lavoro di Van Gogh.
Adesso guarda al centro, nella parte alta della stanza: c’è un orologio che segna l’ora tarda della notte e che, come gli altri particolari, amplifica la grande solitudine di tutta la scena.
Sotto l’orologio, c’è un bancone con tante bottiglie di alcolici, che “proseguono” l’inquietante prospettiva data dal biliardo.
Tutti questi piccoli particolari combinati tra loro, però, non riescono ad eguagliare il senso di tristezza e di malinconia dati dallo straripante uso del colore rosso che domina tutta la scena e che trasforma questo Van Gogh locale in una fornace, o peggio, in una stanza infernale.
LA DESCRIZIONE DI VAN GOGH
Nelle tantissime lettere indirizzate a Theo, Van Gogh cerca di descrivere al meglio questo quadro, scrivendo:
Ho cercato di rappresentare le terribili passioni dell’uomo attraverso il rosso ed il verde. La stanza è tutta rosso sangue, giallo scuro e con un tavolo da biliardo verde al centro. Ci sono 4 lampade color giallo limone, con un tocco di arancione e verde per le luci. Da ogni parte c’è uno scontro e contrasto con i particolari verdi e rossi, nelle figure dei girovaghi notturni, nella stanza tetra vuota, con il viola ed il blu. Il rosso sangue ed il giallo/verde del tavolo, sono in contrasto con il verde del bancone, su cui c’è un mazzo di rose. I vestiti bianchi del barista, vigile nell’angolo di quella “fornace”, sembra giallo limone o un verde pallido”.
In un’altra lettera di Van Gogh, scritta il giorno dopo e destinata sempre a Theo, scrive:
Nel mio quadro del Caffè di notte, ho cercato di rappresentare l’idea che il café è un posto dove un individuo può rovinarsi, impazzire o commettere un crimine. Così, ho cercato di esprimere, per per così dire, i poteri dell’oscurità in un locale pubblico infimo, con il verde chiaro del tavolo da barista, che vanno in contrasto con giallo/verde ed il ruvido blu-verde, e tutto questo per rendere l’atmosfera sulfurea, piena di zolfo, come se fosse la fornace del diavolo. E tutto questo, con la tradizionale allegria giapponese, e la buona natura di Tartarino”.
Voglio aggiungere una piccola nota di riferimento, per comprendere meglio il paragone che inserisce Vincent alla fine della sua lettera: Tartarino è l’omonimo protagonista del romanzo “Tartarino di Tarascona”, di Alphonse Daudet; il personaggio del racconto è caratterizzato da una forte simpatia e dalla sua ingenuità.
Per via dei colori esagerati e della dura pennellata, è stato proprio lo stesso Van Gogh a definire quest’opera “uno dei più brutti quadri che abbia mai fatto”, ed ha aggiunto che era “l’equivalente, anche se un po’ diverso, dei mangiatori di patate“, probabilmente per il gioco di luci e per la disagiata condizione dei protagonisti.
LA VERSIONE DI GAUGUIN
Van Gogh e Gauguin hanno convissuto per un breve periodo ad Arles, e spesso, hanno lavorato sugli stessi temi.
Anche Gauguin ha dipinto questo locale poco accogliente, ma diversamente da Vincent, il quale ha rappresentato il café come un luogo d’isolamento e disperazione, il Cafè ad Arles di Gauguin, somma il carattere della perdizione (in secondo piano sulla sinistra del quadro) allo spirito della socializzazione, rappresentato dagli uomini al tavolo in secondo piano.
STORIA DELLA PROPRIETÀ
Il quadro, dopo essere stato parte delle proprietà di Van Gogh, è stato un punto importante della collezione russa di Ivan Morozov.
Successivamente è stato venduto dalle autorità sovietiche nel 1930, per poi essere acquistato da Stephen Carlton Clark, il quale, alla sua morte lo lascia in eredità alla galleria d’arte dell’Università di Yale.
Grazie mille dovevo dare una ricerca sui due quadri e mi siete stati molto utili. Grazie
Ciao Marco, grazie a te.
USO SPESSO QUESTO SITO PER STUDIARE STORIA DELL’ARTE!! STUPENDO
Perche’ ci sono 2 quadri uno ad olio e un acquerello dipinti entrami da Van Gogh vorrei sapere perchè , non mi risulta che Vincent fosse anche acquerellista. grazie.