Il bar delle Folies-Bergère di Manet: Riflessi di Malinconia
Data di Realizzazione | 1882 |
Dimensioni | 96 x 130 cm |
Tecnica | Olio su Tela |
Dove si Trova | Courtauld Gallery, Londra |
Caratteristiche chiave
- È una delle ultime opere che Manet ha dipinto nella sua vita ed ha raccolto al suo interno tutto ciò che ha appreso nel corso della sua carriera da pittore
- Non ha avuto successo quando l’ha presentata al Salon di Parigi perché il pubblico cercava delle opere storiche o mitologiche, mentre Manet ha presentato un’opera contemporanea
- La scena è ambientata all’interno di un locale di Parigi, il bar delle Folies-Bergère
- Utilizza colori brillanti e raffinati e la tecnica di stesura del colore ricorda molto quella adottata dagli Impressionisti
- Manet utilizza l’artificio del riflesso nello specchio alle spalle della protagonista per mostrare l’interno del locale ed il pubblico presente
- Sul bancone c’è una natura morta – di cui Manet è un grande esperto – curata nei minimi dettagli
Storia
Non c’è molto da dire sulla storia del Bar delle Folies Bergeres.
È uno degli ultimi lavori che Manet ha realizzato nella sua vita (ed è anche uno dei migliori).
L’ha dipinto nel 1882 e nello stesso anno lo ha esposto al Salon di Parigi.
Peccato che il pubblico non l’abbia apprezzato, perché loro volevano ancora delle opere classiche e mitiche e non delle rappresentazioni realistiche e moderne come questa.
Una volta completato il Bar delle Folies Bergeres lo ha avuto Emmanuel Chabrier, un amico di Manet, il quale lo ha appeso sopra il suo pianoforte.
Dal 1934, invece si trova alla Courtauld Gallery di Londra, dov’è in mostra ancora oggi.
Descrizione
Il bar delle Folies Bergere è un quadro che rappresenta un locale notturno di Parigi che a fine ‘800 andava molto di moda.
È un vero capolavoro in cui Manet ha riunito tutto ciò che ha appreso nel corso della sua carriera:
- Utilizzo del colore nero
- Rappresentazione di una scena quotidiana
- Composizione ispirata agli artisti del passato
- Dettagli di natura morta
- Utilizzo di colori piatti ed omogenei
Nonostante ciò, il pubblico quando ha visto Il bar delle Folies Bergeres al Salon di Parigi, non gli è piaciuto.
Era troppo moderno.
Manet ha scelto di dipingere questo locale in cui la borghesia di Parigi si incontrava per passare il tempo, ascoltando musica e rilassandosi.
Curiosità: Anche il pittore ha frequentato spesso questo locale. Pensa che ha dipinto il Bar Folies Bergere nel suo studio (e non dal vivo) basandosi soltanto sui suoi ricordi.
Al centro della scena c’è la cameriera del bar che aspetta un’ordinazione dai clienti.
Lei è Suzon. Lavora qui dal 1880, il periodo in cui Manet ha dipinto l’opera.
È vestita in modo elegante:
- Indossa dei piccoli orecchini
- Al collo ha un collarino con nastro e cammeo
- All’avambraccio destro porta un braccialetto dorato
A prima vista potresti pensare che si tratta di una donna nobile, ma poi il suo atteggiamento “poco aggraziato” mentre si appoggia al bancone, fa capire che lavora al locale.
Il suo sguardo non è rivolto verso di noi ma dallo specchio alle sue spalle si capisce che sta guardando un uomo oltre il bancone.
Suzon ha un’espressione malinconica ed è persa nei suoi pensieri.
È stanca e fa un lavoro che non le piace per guadagnare qualche soldo per vivere.
Il bancone a cui è appoggiata occupa tutta la parte inferiore della tela, e qui c’è un’importante natura morta che riempie lo spazio.
Ci sono bottiglie di champagne, liquori ed anche una Bass Pale Ale66, una birra che andava di moda a Parigi in quel periodo (questo è un piccolo particolare che aumenta il realismo dell’opera).
Curiosità: Sull’etichettà della bottiglia che sta tutta a sinistra c’è la firma di Manet.
E poi, oltre alle bottiglie c’è anche una fruttiera in cristallo con le arance ed un calice con all’interno fiori rosa ed arancioni.
Sono tutti dettagli che ci fanno intendere che siamo all’interno di un locale.
Alle spalle di Suzon invece c’è uno specchio che mostra l’interno del locale.
Si vedono tutti i clienti del bar che stanno assistendo ad uno spettacolo di acrobati (si capisce perché in alto a sinistra nello specchio si vedono le gambe di una trapezista).
Curiosità: l’artificio del riflesso nello specchio è stato già utilizzato da altri artisti prima di Manet, come nel Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck, in Las Meninas di Velázquez e nell’Assenzio di Degas.
Anche se la scena è ambientata in un locale, Manet usa colori brillanti e raffinati che mette in risalto i particolari, dando all’opera un tono impressionista (che però non riuscirà a sviluppare a pieno perché morirà l’anno dopo).
I colori sono disposti su tela senza velatura – proprio come fanno gli impressionisti – dando così la sensazione che da vicino siano delle macchie disordinate ed incoerenti, mentre guardandole da lontano offrono un risultato eccezionale.
Scopri altri dettagli sull’opera nel video qui sotto.
Domande Frequenti su Manet Il Bar delle Folies Bergere
Il bar delle Folies Bergère si trova alla Courtauld Gallery di Londra dal 1934.
Ti ricordo, Dario che non il colore arancio, ma il colore giallo, distingueva, a Venezia, le prostitute, così come gli ebrei. Certo qui siamo a Parigi, però…
complimenti le sue descrizioni semplici mi stanno aiutando moltissimo doriana
Bel sito web, bella anche l’analisi, io sposterei o rimpicciolirei la barra a destra per i Social Media perché su iPad intralcia la visione del testo.
Grazie Gabriele per il feedback; aggiusterò il problema. 🙂
La ringrazio per aver aiutato la mia mente ad analizzare più in profondità le opere. Sicuramente la seguirò.
Grazie mille Adriana, sei stata molto gentile. Spero di esserti utile con l’analisi di altre opere. 🙂
Ottimo,avevo perso il libro d’arte e grazie alle sue analisi ora non ho motivo di rimpiangerlo.
Bel sito web, complimenti!
Grazie dei complimenti, Giacomo! Sono contento che ti sia stato utile il mio sito. Spero comunque che tu riesca a ritrovare il tuo libro! 😉
Grazie ho potuto fare cosi i compiti in fretta e in più la prof mi ha dato 10.
Descrizione utile e accurata dal punto di vista storico e dell’analisi tecnica del dipinto. Nessuno si accorge pero’ di come la ragazza sembra quasi alienata e assente nel caos che la circonda, la sala piena, un trapezista addirittura, qualcuno che le parla davanti….e lei, prostituta o no che sia stata, e’ estranea al tutto: ci guarda fissa negli occhi e trasmette un certo disagio nel suo apparente cordiale atteggiamento. Lavora. Deve apparire felice. Non appare nemmeno di una spiccata intelligenza…..”presa e messa la”….pero’ quante cose avrebbe da dire…..il bello di questo dipinto e la grandezza dell’artista penso siano ben comunicate da cio’ che questa “acqua cheta” comunica, che trasmette attraverso quella postura e quella espressione…..”avanti il prossimo, caos o no, evento o no….io sono sempre qua….il banco mi sostiene, e mi ci appoggio per farmi sostenere”…..stanchezza…..routine….la capisco perche’ faccio il suo lavoro…..spesso adottiamo quella postura…..quell’espressione da stupidi….quando tutti pretendono e parlano, immersi nel caos……uno specchio in cui riflettersi…..grido d’aiuto? Noia? Chissa’…… Sicuramente Manet e’ riuscito a cogliere l’emozioni e i disagi che questo dipinto trasmette.
Grazie per la sua personale analisi e per il suo commento su questo bellissimo quadro di Manet.
Grazie! La prof non era stata esaustiva riguardo l’argomento. Articolo molto interessante
Grazie per il suo pensiero.
Mi è piaciuta la tua analisi, tanto da usarla, con il tuo nome in apertura, ovviamente, nel post dedicato al ricordo della data di nascita di Manet, oggi, 23 gennaio 2016. Se vuoi verificare, mi trovi su FaceBook con il mio nome: Fiorella Santoncini. Grazie, dunque e complimenti.
Grazie Sig.ra Fiorella Santoncini. Apprezzo molto le sue parole e la ringrazio per avermi citato in onore del compleanno di Manet. Buona serata.
Complimenti! Mi è stato molto utile per una ricerca di storia dell’arte. Sono delle curiosità sul dipinto veramente molto interessanti.
Grazie a lei, continui a seguirci.