Giuditta e Oloferne di Goya: analisi

Giuditta e Oloferne di Francisco Goya: analisi completa del quadro

Voglio farti conoscere un quadro di Francisco Goya molto interessante e che lo avvicina, particolarmente ad altri mostri sacri come Caravaggio ed Artemisia Gentileschi. Se hai sentito già parlare di Goya, saprai che è stato un pittore spagnolo, autore di alcuni controversi capolavori e di altre tele legate al contesto spagnolo dei suoi anni. L’opera che voglio farti conoscere oggi si richiama al mondo antico, ma presenta alcune innovazioni tipiche dello stile di Goya. Il quadro di cui ti parlerò è intitolato Giuditta e Oloferne.

Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti posso assicurare che conoscerai tutto a proposito di questa curiosa rappresentazione biblica: la data di realizzazione, le dimensioni del disegno, dove si trova ora e soprattutto, cosa ha voluto rappresentare Goya con questo lavoro.

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Data di produzione: 1819-1823

Dimensioni: 143,5 x 81,4 cm

Dove si trova: Museo del Prado, Madrid

Di certo, non è la prima volta che Giuditta e Oloferne sono protagonisti di una tela: come ti ho già detto, esiste un quadro omonimo di Caravaggio e famose varianti di Artemisia Gentileschi.

Giuditta Oloferne Goya Caravaggio Artemisia Gentileschi confronto

Giuditta ed Oloferne (versione di Goya, Caravaggio e le due di Artemisia Gentileschi, da sinistra a destra)

Si tratta di un soggetto biblico da sempre molto in voga: ecco quale è la loro storia.

Secondo la tradizione, Giuditta era una donna della città di Betulia. Un giorno, questa città venne presa d’assalto dagli Assiri, guidati da Nabucodonosor.

Un elemento fondamentale dell’esercito degli Assiri era il generale Oloferne; se lui fosse sparito, il morale delle truppe sarebbe drasticamente crollato, dando la possibilità ai cittadini di Betulia di scacciare gli invasori.

Per porre fine a questo conflitto, Giuditta allora si recò all’interno della tenda di Oloferne, e quest’ultimo abbassò le proprie armi, sedotto dalla bellezza della donna.

Giuditta allora lo fece ubriacare, e quando questo si addormentò, la donna utilizzò la spada del generale per decapitarlo; ucciso Oloferne, come previsto gli Assiri si ritirarono e la città di Betulia si salvò.

Devi sapere che non si tratta di un semplice conflitto che si conclude con la morte di oloferne: molti studiosi hanno visto delle allegorie in questo racconto, tra cui l’identificazione di Giuditta come la virtù ed Oloferne invece la personificazione del vizio e di come la prima vinca sulla seconda.

Goya dipinge il momento topico di tutta la vicenda, ovvero la decapitazione di Oloferne: si tratta di una rappresentazione “speciale” perché l’artista ha realizzato questo disegno sulle mura della sua casa, alla Quinta del Sordo.

Non si tratta dell’unico lavoro che Goya ha realizzato all’interno di casa sua, anzi, ce ne sono molti altri e fanno parte della serie chiamata Pitture Nere (perché il colore nero è la tonalità che accomuna tutti i lavori).

Anche in questo quadro biblico, Giuditta ed Oloferne sono avvolti dall’oscurità: ci sono pochi colori chiari, i quali mettono in risalto la donna e la sua arma.

Particolare lama Giuditta Oloferne Goya

Particolare della lama di Giuditta

Anche guardando con attenzione, non è ben chiaro se Goya abbia dipinto l’istante precedente all’uccisione di Oloferne oppure il momento successivo alla decapitazione del generale assiro.

Particolare corpo Oloferne Goya

Particolare di Oloferne

Ci sono alcuni dettagli che potrebbero aiutarci a comprendere meglio questo mistero: la lama che Giuditta mostra non è sporca di sangue, ed inoltre, alle sue spalle c’è Oloferne sdraiato, e, seppur poco chiaramente, ancora vivo.

Particolare occhi chiusi Giuditta Goya analisi

Particolare degli occhi chiusi di Giuditta

Se guardi con attenzione il volto di Giuditta, puoi vedere che i suoi occhi sono chiusi: questo particolare potrebbe indicare che stia agendo guidata dalla mano di Dio, oppure, al contrario, potrebbe essere in preda ad una furia cieca, che l’ha portata (o la porterà) ad eliminare il generale assiro.

I colori molto scuri, così come l’illuminazione, servono a mettere in risalto la figura di Giuditta, protagonista indiscussa di tutta la scena; allegoricamente, Goya mette in primo piano la vittoria della virtù, facendo scivolare nell’oscurità il vizio rappresentato qui da Oloferne.

Dario

Sono un blogger curioso ed appassionato di tecnologia. Il mio obiettivo è far conoscere i capolavori della storia dell'arte nell'era digitale.

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