
Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi: analisi completa dei quadri
Voglio parlarti dei due quadri più celebri di Artemisia Gentileschi. Devi sapere che Artemisia è stata una delle più grandi pittrici del Seicento ed una delle donne più importanti della storia dell’arte moderna italica. La sua grinta e determinazione le hanno permesso di ritagliarsi un posto importante nel mondo degli artisti del suo tempo, dominato unicamente da uomini, i quali la disdegnavano. Per darti un’idea del suo immenso talento, oggi voglio spiegarti i suoi due lavori più conosciuti, entrambi intitolati Giuditta che decapita Oloferne.
Quando avrai finito di leggere questo articolo, ti assicuro che saprai tutto a proposito dei due quadri di Artemisia Gentileschi: in che anno sono stati dipinti i due lavori, le dimensioni delle tele, dove sono esposti, le loro differenze ed il perché proprio queste due tele sono così importanti nella produzione dell’artista.

GIUDITTA E OLOFERNE DI ARTEMISIA NAPOLI
Leggendo questo paragrafo, conoscerai tutti i dettagli del quadro di Giuditta ed Oloferne conservata oggi a Napoli, presso il Museo Nazionale di Capodimonte.
Data di realizzazione: 1612-1613
Dimensioni: 158,8 x 125,5 cm
Dove si trova: Museo nazionale di Capodimonte, Napoli
È necessario che io ti spieghi un piccolo particolare della vita di Artemisia prima di parlarti del quadro: nel 1611 (un anno prima della realizzazione di questa tela), il pittore Agostino Tassi stuprò Artemisia.
Tassi venne subito denunciato e processato, ma la violenza condizionò la vita della Gentileschi pittrice: in molti dei quadri di quest’ultima sono stati identificati dei riferimenti allo stupro, come la somiglianza di uno degli uomini in Susanna e i vecchioni con Agostino Tassi.
Secondo gli studiosi, oltre al quadro di Susanna, anche questa decapitazione di Oloferne potrebbe contenere alcuni riferimenti alla violenza sessuale ai danni di Artemisia: ti ricordo che questo quadro è stato dipinto poco tempo dopo l’aggressione da parte di Agostino Tassi.
La storia di Giuditta e Oloferne è narrata nel Libro di Giuditta: la donna, grazie alla propria abilità, riuscì a far ubriacare e successivamente uccidere il generale degli Assiri, Oloferne.
Artemisia rappresenta nel quadro napoletano, l’esatto istante in cui Giuditta sta decapitando Oloferne con la sua stessa spada, mentre l’ancella della protagonista l’assiste.
La Giuditta dipinta da Artemisia è molto interessante. Guarda il suo volto: ha uno sguardo sicuro e non prova alcun rimorso per ciò che sta facendo, quasi divertita dall’omicidio che sta effettuando.

Adesso guarda Oloferne: disperato, cerca di liberarsi come può dall’aggressione, aggrappandosi anche alla veste dell’ancella, ma è già troppo tardi; c’è già molto sangue che sgorga dalla ferita e che si sta riversando sul materasso su cui si era addormentato, ubriaco.
Si tratta di una rappresentazione di Oloferne e Giuditta molto violenta: la pittrice utilizza dei colori forti, che conferiscono alla scena un’atmosfera molto aggressiva.
Se guardi per la prima volta la tela, noti immediatamente il blu acceso dei vestiti di Giuditta e che va in netto contrasto con il pallore della sua pelle; inoltre, c’è anche un rosso scuro utilizzato per l’abbigliamento dell’ancella, ed inoltre è molto realistica la tonalità utilizzata per il sangue di Oloferne.
Secondo la tradizione, l’omicidio sarebbe dovuto avvenire di notte, all’interno della tenda di Giuditta: se guardi bene, c’è una fonte di luce che proviene dalla sinistra della scena (probabilmente una candela), che ci permette di assistere alla morte di Oloferne, facendo scivolare in secondo piano i dettagli superflui.

Questo gioco di luci ed ombre non ti sembra di averlo già visto?
Te lo dico io: esiste anche un quadro omonimo di Michelangelo Merisi, ma la Giuditta di Caravaggio è meno coinvolta (oserei dire disgustata) rispetto a quella dipinta da Artemisia.
GIUDITTA E OLOFERNE DI ARTEMISIA FIRENZE
Leggendo questo paragrafo, conoscerai tutti i dettagli della versione fiorentina del quadro di Artemisia Gentileschi, conservato nella Galleria degli Uffizi.
Data di realizzazione: 1620
Dimensioni: 199 x 162,5 cm
Dove si trova: Galleria degli Uffizi, Firenze
Dando una rapida occhiata alla scheda qui sopra, avrai notato che questo quadro è stato dipinto nel 1620, ben 8 anni dopo della versione napoletana dell’opera.
Inoltre, le dimensioni di questa versione sono davvero notevoli: parliamo di 2 metri per più 1,60 metri; quello di Napoli è molto più piccolo, ovvero circa 1,60 per più di 1,20 metri.
Diversamente dal quadro che ti ho fatto vedere prima, qui Artemisia riprende la scena da un punto di vista più lontano, includendo nella scena molti più oggetti: il materasso su cui dorme Oloferne, ad esempio è molto più dettagliato, inoltre, se guardi bene, puoi vedere le gambe del generale colpito di sorpresa.

Guarda Giuditta e la sua ancella ora.
Nella versione napoletana l’eroina aveva un vestito blu, giusto?
Qui invece indossa un vestito più elaborato e giallo, mentre la sua ancella, non ha un abito rosso, ma un semplice vestito bianco.
Adesso guarda la faccia di Giuditta: anche qui la sua espressione, mentre affonda la lama nella gola del nemico, è decisa, ma manca quel tocco “divertito” che caratterizzava invece la controparte napoletana.
L’ancella sta aiutando la sua padrona ad effettuare l’omicidio tenendo fermo Oloferne.
Giuditta, in modo realistico, per dare più forza alla propria presa, con una mano regge la lama e con l’altra si aggrappa con rabbia alla barba del generale.
È proprio questa presa violenta lo specchio perfetto della vendetta che Artemisia voleva assolutamente avere nei confronti del suo stupratore, Agostino Tassi.
Proprio come nel quadro di prima, anche qui la fonte di luce è esterna e potrebbe essere una candela: con la scarsa illuminazione a malapena i tre protagonisti, lasciando nell’oscurità l’ambiente circostante.
Un ultimo dettaglio.
Guarda il rosso scuro con cui Artemisia ha colorato la coperta dove era avvolto Oloferne.
Sembra quasi una vera e propria fotografia.
Francesco Romanetti
La Giuditta della versione “fiorentina” appare un po’ invecchiata (di 8 anni?) e imbolsita rispetto a quella dell’opera esposta a Napoli. Forse Artemisia-Giuditta intendeva ribadire la reiterazione di un odio e di un desiderio di vendetta non affievolito dal tempo. Forse. Comunque, grazie per la tua interessante esposizione comparativa
Dario
Grazie per il tuo commento e l’osservazione Francesco. Io non noto questa “differenza d’età” tra le due protagoniste dei quadri; mi sembrano molto simili, forse questo effetto è dato dal contrasto: la versione fiorentina è molto più scura di quella napoletana.
cinzia invernizzi
E’ un autoritratto?
Sibilla Ferrara
Bellissima descrizione e anche molto semplice da capire per i più giovani ma altrettanto appassionati come me !
Alessandro Timò
Veramente interessante e piacevole. Pagina salvata: un sito tutto da visitare. Complimenti.
Dario Mastromattei
Grazie mille Alessandro.
Franco susta
Volevo sapere se i due quadri erano stati commissionati da qualcuno e come sono arrivato a Napoli e firenze.
Maria
Da studentessa in scienze dei beni culturali ,complimenti vivissimi per la descrizione accurata delle opere.
Volevo,inoltre, giusto correggere un errore causato sicuramente da una distrazione: Nella versione napoletana Giuditta indossa un vestito blu e la sua ancella una veste rossa e non il contrario,come erroneamente affermi nella descrizione dell’opera fiorentina.
Detto questo, ancora complimenti!
Dario Mastromattei
Ciao Maria, grazie mille per i complimenti e per la segnalazione. Ho corretto immediatamente l’errore.
carmela amati
Perchè dopo otto anni questa differenza notevole ?
Dario
Ciao Carmela e grazie per il tuo commento. Dopo 8 anni ci sono evidenti modifiche perché Artemisia ha migliorato e reso il proprio stile artistico unico rispetto al passato.
maria cocchi
analisi completa con osservazioni molto efficaci sulla pittura, manca, secondo me un’attenzione alla composizione.
nell’insieme ottimo lavoro.
Dario Mastromattei
Grazie mille Maria, seguirò i tuoi consigli ed aggiungerò anche i dettagli sulla composizione.