Arte Haida: il significato, le tradizioni e lo stile
La tribù degli Haida è un gruppo tutt’oggi esistente nell’America del Nord, che cerca di preservare le proprie caratteristiche e tradizioni, senza tralasciare però il progresso e tutto il resto. Nonostante le influenze subite dall’esterno e dalle colonizzazioni, questa tribù è sempre riuscita a mantenere viva la propria identità, soprattutto per mezzo di un potente strumento: l’arte.
Nell’odierno villaggio di Masset, vi sono due quartieri che rendono alla grande l’idea di come esistano due profili in questa cultura, quasi due facce. I due quartieri sono chiamati Old Masset e l’altro New Masset; nel primo coloro che vi abitano cercano di essere più coerenti possibile con il proprio passato cercando di vivere il presente con le tradizioni e i riti antichi, mentre i secondi si sono adattati ad uno stile di vita più moderno ed energico, subendo una grande influenza dal mondo esterno.
Ma che significato ha per questa popolazione l’arte? Cerchiamo di scoprirlo all’interno di questo articolo.
L’arte in questa società non si limita semplicemente ad essere uno strumento per divertire o per stupire coloro che guardano le opere, anzi è quasi uno stile di vita. Bisogna sapere che nella città di Masset, infatti, il villaggio è diviso in due “metà“, assimilabili a due “fazioni” dalle quali si dice che discendano le genti che oggi abitano questo villaggio; queste sono: la metà del Corvo e la metà dell’Aquila.
Coloro che appartengono alla metà del Corvo in passato erano considerati superiori nella gerarchia sociale, ma con il passare del tempo questa concezione è scomparsa del tutto e le due metà sono completamente uguali. Ma cosa ha a che fare tutto questo con l’arte?
Prima di tutto, gli Haida utilizzano esclusivamente materiali tipici per la scultura e che sono reperibili nella loro zona, come legno, fango, argillite e rame (quest’ultima è considerato il materiale perfetto), e li utilizzano per creare dei totem, sculture, bracciali e cose del genere. Su questi oggetti vengono riportati eventi appartenenti alla loro mitologia, come storie, la nascita dell’uomo secondo le loro tradizioni o ulteriori aneddoti riguardanti il pantheon delle loro divinità.
- I totem per esempio, possono rappresentare la storia di una famiglia, la discendenza e le generazioni che sono legate a un determinato animale mitico. Oppure possono rappresentare gli elementi caratterizzanti di un mito riguardante un animale della loro religione.
- Le maschere che vengono utilizzate per i rituali possono essere di tre tipi: a volto singolo (tradizionale), meccanica (con delle parti mobili, come palpebre o labbra), metamorfica (la prima maschera può nascondere una seconda maschera) e sono utilizzate per rituali atti a propiziarsi la divinità in questione.
- L’arte grafica genericamente rappresenta gli animali mitici o dai quali si discende secondo la tradizione, riprodotti bidimensionalmente, e sono spesso criptici. Non si scorge immediatamente di quale animale si tratta a meno che non lo si abbia già studiato in precedenza.
- I cappelli intrecciati sono estremamente semplici nella loro realizzazione e spesso su questi vengono rappresentati sempre gli animali come già descritto in precedenza.
- I bracciali e i tatuaggi possono essere molto grandi, ma possono essere utili perché indicano il ceto della persona che li indossa e quale è il suo ruolo nella società.
- La decorazione di canoe, molto diffusa in questa tribù è molto importante, poiché sono un popolo che vive prevalentemente di pesca e caccia ai mammiferi marini. Sulle imbarcazioni vengono rappresentati elementi mitici.
Per quanto possano sembrare lontani dalla nostra civiltà e dalle nostre concezioni, quest’arte invece ha ottenuto un grandioso successo all’interno dei musei prima canadesi e successivamente anche nel resto del mondo, anche e soprattutto grazie a diversi artisti neo-tradizionalisti che hanno permesso l’estradizione di questa arte tradizionale in altri contesti. Tra i nomi più importanti possiamo ricordare i nomi di Charles Edenshaw, Bill Reid e Jim Hart.