La Sala dei Giganti di Giulio Romano: Scontro Totale Tra Dei e Giganti
Voglio farti conoscere uno dei più importanti elementi del patrimonio artistico italiano. Per nostra fortuna, questo capolavoro è giunto intatto fino ai giorni nostri fin dalla sua creazione nel ‘500. Si tratta di un lavoro molto particolare ed è conservato con molta attenzione in una stanza Mantova, e ti consiglio di andarlo a vedere dal vivo, perché è uno spettacolo senza paragoni. Il titolo di questa straordinaria decorazione è la sala dei Giganti, realizzata dal famoso artista Giulio Romano.
Devo raccontarti un sacco di cose a proposito di questo particolarissimo lavoro conservato nel Palazzo del Tè a Mantova, e ti assicuro che quando avrai finito di leggere questo articolo, conoscerai:
- Il perché si chiama proprio la Sala dei Giganti
- La storia che c’è alle spalle di Palazzo Tè e di questa stanza
- Cosa ha a che fare il gigantesco affresco con l’imperatore Carlo V e con l’autore latino Ovidio
E poi c’è tanto altro ancora da dire su questa bellissima opera di Giulio Romano.
Sei pronto a conoscere la sala nei minimi dettagli? Cominciamo!
Data di realizzazione: 1525-1535
Dimensioni: Tutta la stanza
Dove si trova: Sala dei Giganti Palazzo Tè. Mantova
STORIA
Prima di lanciarci direttamente nella descrizione della sala dei Giganti Mantova, devo raccontarti perlomeno come è nato a Mantova il Palazzo Tè.
A dirti la verità, non ci sono tantissimi documenti che parlino dell’origine della struttura. Sappiamo soltanto che la sua storia comincia nel 1526, proprio sulla stessa direzione della chiesa principale di Mantova e del Palazzo di San Sebastiano.
Pensa che fino a pochi anni prima, tutta questa zona era invasa dalla palude e quindi non ci si poteva costruire nemmeno un edificio.
E poi cosa è successo?
I Gonzaga, la famiglia che deteneva il potere nella città, hanno deciso di bonificare l’intera area ma solo per utilizzarla loro.
Il giovane Francesco II, infatti, aveva adocchiato questa zona per farci allenare i suoi cavalli.
Questo ragazzo è fondamentale per la storia di Palazzo Tè; nel periodo della bonifica della zona era soltanto il figlio di Federico I, il signore di Mantova.
Nel 1484 Federico I muore e così tutto il potere va a finire tra le mani del figlio; quest’ultimo ora ha dei piani diversi per quell’area che destinata soltanto all’allenamento dei cavalli.
Ora voleva costruirci un bellissimo edificio che doveva accogliere soltanto la gente più in vista della società.
Non ci vuole molto prima che il suo piano diventi realtà e quindi è necessario dover assumere qualcuno in grado di dare forma al suo progetto.
È così che Francesco II si mette in contatto con l’architetto Giulio Romano, il quale, per realizzare un lavoro di tutto rispetto, si fa aiutare da Raffaelino del Colle.
Ma chi è questo Giulio Romano?
Si tratta di un artista molto importante, allievo del famosissimo Raffaello Sanzio. Pensa che il rapporto tra maestro e allievo è sempre stato molto stretto, ed a testimoniarlo c’è un misterioso autoritratto che li vede entrambi protagonisti.
Anche Raffaelino del Colle ha avuto occasione di lavorare accanto al leggendario Raffaello, aiutandolo a completare dei precedenti incarichi a Roma.
In poco tempo il progetto di Palazzo Tè Giulio Romano comincia a prendere forma, e l’artista/architetto ha una visione precisa di come sarebbe venuto alla fine la sua creazione.
Uno dei particolari più belli del piano di Giulio è il fatto di essere riuscito a realizzare una decorazione del palazzo in perfetta armonia con la natura circostante.
Dopo una prima fase dei lavori, in questa gigantesca impresa vengono coinvolti molti altri pittori che devono completare la decorazione del palazzo.
Alla fine, il duro lavoro degli artisti viene ripagato con un gran successo: nel 1530, il palazzo viene inaugurato con la presenza dell’imperatore Carlo V, il quale rimane affascinato dalla bellezza del luogo a tal punto di promuovere i Gonzaga dal rango di marchesi a duca.
DESCRIZIONE
Voglio farti conoscere la decorazione a 360° realizzata da Giulio Romano sala dei Giganti.
Appena metti piede all’interno di questa stanza, gli affreschi sono in ogni direzione: sopra, a destra, sinistra, davanti e dietro.
In effetti si tratta di un lavoro modernissimo, una specie di film in 3D, solo che questo è composto da giganteschi affreschi.
Cosa c’è dipinto sulle pareti?
Si tratta di una scena molto complessa, formata da tanti eventi diversi ma che sono connessi tra loro.
Per farti conoscere per bene tutta la struttura decorativa di questa stanza, dobbiamo fare finta di trovarci al suo interno.
Se tu alzassi lo sguardo verso l’alto in questo momento, ti troveresti davanti allo spettacolo ritratto nel soffitto e che puoi vedere qui sotto.
IL SOFFITTO
Bello eh?
È un enorme ritratto di gruppo delle antiche divinità che vivevano sul Monte Olimpo in Grecia.
I protagonisti che compongono questo gruppo sono davvero tanti, ma a dire la verità, ce ne sono alcuni che saltano subito alla nostra attenzione: c’è un uomo barbuto che si sta preparando a lanciare delle saette (sicuramente si tratta di Zeus).
Accanto a lui c’è una donna che gli sta “passando” le armi e non è altro che sua moglie Era.
Sul lato opposto a Zeus ed Era invece c’è un altro gruppo molto numeroso, dove spicca un uomo nudo con un grande tridente tra le mani: è Poseidone, il dio del mare.
Poi c’è un altro uomo con l’armatura e con la spada che sta tirando verso di sé una donna visibilmente impaurita: il primo è Ares, il dio della guerra e l’altra è Afrodite, la dea della bellezza.
Nella parte bassa di questa gigantesca “foto di gruppo” merita attenzione anche quell’uomo muscoloso che con una mano sola regge un enorme bastone di legno e con l’altra indica verso il basso: si tratta di Ercole, ed alla sua destra ci sono Bacco, il dio dell’ubriachezza ed Ermes, il messaggero degli dei.
Guardando per la prima volta tutte queste figure, c’è un particolare che le accomuna tutte: nessuno di loro è fermo, ma sono stati ritratti tutti in delle pose diverse e questa accortezza dona alla scena un’atmosfera molto attiva e dinamica.
Ma perché tutti hanno delle facce così preoccupate? Te ne sei reso conto vero?
Tutti gli dei stanno guardando quello che sta accadendo sotto l’Olimpo ed hanno delle espressioni varie: c’è chi è spaventato, chi è preoccupato e chi è concentrato e pronto a cominciare la battaglia.
Hai letto bene: una battaglia.
Hai notato che i protagonisti ritratti nella cupola ruotano attorno ad un trono?
Si tratta del trono di Zeus, ovviamente vuoto perché lui è ritratto accanto a sua moglie Era, pronto a combattere contro i feroci avversari.
E chi sono i nemici degli dei?
Sono i Giganti, degli enormi esseri che fanno parte della mitologia greca. Ce l’hanno a morte con Zeus e con tutte le divinità dell’Olimpo ed ora ti spiego il perché.
Prima che Zeus diventasse il padrone dell’Olimpo, a dominare su tutto c’era suo padre Crono; quest’ultimo, però, aveva rubato il trono a suo padre e temendo di subire lo stesso destino, ogni volta che la sua compagna Rea dava alla luce un piccolo, lui se lo mangiava.
Ti sembrerà una scena orribile da immaginare, ma devi sapere che si tratta di un soggetto che ha affascinato i pittori di tutte le epoche.
A questo proposito, ti suggerisco di dare un’occhiata al misterioso e terrificante quadro di Goya che ritrae Saturno che divora i suoi figli.
Passa molto tempo ed il destino dei figli di Rea è sempre lo stesso, fino al giorno in cui la dea è stanca di tutto questo dolore, e così escogita un piano.
Il suo ultimo bambino, piuttosto che darlo in pasto a Crono, lo nasconde e lo invia su un isola in gran segreto ed inganna il suo compagno, dandogli in pasto una pietra.Per ingannare Crono, decide di dargli in pasto un sasso.
Essendo una divinità, Zeus cresce molto più velocemente rispetto agli esseri umani e sviluppa rapidamente una forza ed un’agilità sovrumana.
Dopo essersi reso conto del regno del terrore di cui è a capo Crono, decide di vendicare tutti i suoi fratelli e sorelle, e per fare ciò, ricorre a qualsiasi mezzo.
È così che arriva a stringere un’alleanza con i potentissimi Giganti, i quali accettano di aiutarlo a patto che, dopo la vittoria, loro avrebbero avuto la loro parte nel nuovo regno.
Zeus non può fare altro che accettare le condizioni imposte dai Giganti e si scaglia in una lotta con suo padre, che fortunatamente, alla fine sconfigge.
Inoltre, riesce a liberare tutti i suoi fratelli e le sorelle che erano stati trangugiati in precedenza dal dio.
Inizia una nuova era: quella degli dei dell’Olimpo.
Zeus ha ancora un debito con i Giganti, ma conosce la spaventosa forza di queste creature e non può assolutamente dargli quanto avevano pattuito in precedenza.
I Giganti, sentendosi presi in giro da Zeus, decidono di prendersi quanto gli spetta con la forza e così assaltano l’Olimpo, dando vita alla battaglia ritratta da Giulio Romano nel palazzo di Mantova.
Zeus, da vero leader e condottiero, è il primo a scendere in campo a combattere contro i pericolosi avversari, e Giulio Romano gli dona un ruolo da vero protagonista.
Un’ultima curiosità: sai che le 12 colonnine che sorreggono la cupola dietro il trono di Zeus formano un cerchio? Non solo: anche le nuvole circostanti formano un altro cerchio e poi ce ne è un altro ancora nella parte dove sono appoggiati tutti gli dei.
Adesso sposta il tuo sguardo più in basso.
SEZIONE INFERIORE
Su tutti i muri della stanza c’è infuria la battaglia senza tregua: ci sono le rovine degli edifici che stanno crollando e che imprigionano molti degli assalitori; alcuni muoiono sul colpo, altri sono spaventati ed altri ancora cercando di trasformare la loro rabbia in forza per combattere contro il dio.
Ma perché Giulio dipinge i giganti intrappolati negli edifici? Non era più semplice dipingere dei cadaveri ammassati a terra?
No, ed ora ti spiego il perché: c’è un motivo ben preciso per cui l’artista ha voluto dipingere anche gli edifici in rovina; probabilmente tutto questo ha a che fare con il crollo della torre di Babele.
Ne hai mai sentito parlare?
Ti riassumo brevemente la storia.
Nell’antichità, gli uomini stavano costruendo una torre altissima per avvicinarsi a Dio e porsi al suo stesso livello. Quest’ultimo, rendendosi conto dell’arroganza del loro gesto, decide di punirli severamente.
Così distrugge immediatamente la torre e la riduce in macerie, ed inoltre causa una gran confusione tra gli uomini, facendo in modo che tutti loro parlassero delle lingue diverse, e di conseguenza non potevano più capirsi.
E cosa c’entra la torre di Babele con le macerie della sala dei Giganti?
Le scimmie giganti. Esatto.
Cosa c’entrano ora le scimmie?
Se guardi con molta attenzione, puoi notare che accanto ai cadaveri di alcuni dei giganti, ci sono delle scimmie.
La presenza di questi piccoli animali ha 2 possibili soluzioni, una che ha a che fare con la storia della torre di Babele e l’altra con il libro a cui si è ispirato Giulio per la realizzazione di questo tema, ovvero Le Metamorfosi di Ovidio (un testo di epoca romana al cui interno sono raccontati molti miti).
Ecco le soluzioni:
- Per quanto riguarda la torre di Babele, le scimmie potrebbero alludere alla condizione degli uomini dopo la punizione inferta da Dio. Non potendo più parlare tra loro sono tornati ad uno stato primitivo.
- Per quanto riguarda la storia di Ovidio invece, si tratta di un probabile errore di traduzione del testo che era tra le mani di Giulio Romano. In questa versione del libro si leggeva che le scimmie erano nate dal sangue dei giganti.
Quello delle scimmie è un mistero che ancora oggi fa discutere, ma se vuoi dire la tua, puoi lasciare un commento alla fine di questo articolo.
Adesso girati e dà un’occhiata all’altra parete est della stanza. Nel grande caos della battaglia di vede un uomo a cavallo e con in mano una specie di forcone a 2 punte.
Con così pochi dettagli, potresti subito pensare che si tratta di Poseidone, il dio del mare.
Ma non è così.
E sai perché?
Giulio Romano ha già ritratto Poseidone nella zona della cupola dove c’è la riunione delle divinità.
Di chi si tratta?
Si tratta di Ade, il dio dei morti, accompagnato a destra dalle Furie, riconoscibili per i capelli a forma di serpente.
Il pittore dipinge una delle ultime fasi del conflitto, dove i Giganti stanno subendo l’ira di Zeus e sono prossimi ala sconfitta.
Uno dei Giganti è stato imprigionato nelle profondità della Sicilia, ma non arrendendosi, utilizza tutta la sua forza per cercare di liberarsi.
Lo sforzo del gigante provoca degli enormi scossoni sulla Terra ed in alcune parti appaiono delle spaccature enormi.
Secondo la tradizione, il regno di Ade si trova sottoterra e tutte le anime sono imprigionate nel suo territorio.
Lo squarcio del terreno provocato dal gigante è talmente grave che le anime potrebbero sfuggire e tornare sulla terra; infatti, se i raggi solari penetrassero nel sottosuolo, i morti potrebbero tornare a vagare sulla Terra.
La grande precisione di Giulio Romano si vede anche qui, ed infatti, in una piccola sezione dell’affresco dipinge un manipolo di uomini che viene colpito dalla forte luce solare.
Solo Ade può riportare tutti i fuggitivi nel suo regno e così comincia a cavalcare per tutta la Sicilia, causando però, ancora più caos.
Venere, la dea della bellezza, si accorge della presenza e dell’azione folle intrapresa da Ade, e temendo che possa causare ancora più problemi, cerca una soluzione.
Con grande prontezza, la dea ordina Cupido di scagliare una delle sue frecce magiche su Ade.
Cupido non manca il bersaglio ed Ade si innamora di una donna chiamata Proserpina. Abbandona immediatamente la sua missione e comincia ad inseguirla, arrivando addirittura a rapirla e portarla nel suo regno.
Come il mito di Crono che divora i suoi figli, anche questa storia è stata molto apprezzata dagli artisti di tutti i tempi: una delle rappresentazioni più celebri di questo racconto è il gruppo scultoreo realizzato da Gian Lorenzo Bernini.
Come avrai potuto capire, si tratta di un luogo eccezionale, decorato fino ai minimi dettagli e che nasconde moltissimi segreti.
Dopo tutta questa storia, potresti pensare: perché dipingere proprio il combattimento tra dei e giganti?
Ti rispondo subito.
Ricordi che il committente di questo gigantesco lavoro è Federico II Gonzaga?
Probabilmente il marchese ha scelto questo tema per elogiare l’imperatore Carlo V; infatti, Zeus potrebbe rappresentare l’imperatore che governa su tutto e che non teme alcun nemico, mentre i Giganti sono gli avversari di Carlo ma che non hanno alcuna possibilità di sconfiggerlo.
Marta
Hola buenas, me gustaría saber las dimensiones de la sala entera, o en su defecto las dimensiones del fresco entero
Elena
Manca completamente il riferimento alla lettura storica contemporanea (contemporanea al palazzo e quindi a Federico II Gonzaga ovviamente, il committente di Palazzo Te), che sicuramente apporterebbe un fondamentale dato di completezza nel comprendere la situazione storica che ha reso la piccola Montavo un luogo di “acrobazie” politiche e diplomatiche, così da rendere possibile l’accumulo di ricchezze, monetarie e visionarie, che tanto l’hanno distinta anche culturalmente, al punto da produrre, tra i vari, un capolavoro come la Sala dei giganti.
Questa lettura, va intercettata tra le righe di quella del mito classico raccontato da Ovidio. Il contesto è quello della visita prossima di Carlo V e l’interpretazione traslata della gigantomachia, enfatizzata dalla assoluta novità formale (un unium che può a buon diritto avvicinare quest’affresco a ciò che in arte contemporaneo definiamo “allestimento”, con una potenza di resa mai diminuita, se non per l’adeguamento settecentesco del pavimento e l’impossibilità di avere l’illuminazione originale con camino e candele) starebbe a ricordare la grande sforzo di “contenimento” delle forze protestanti da parte dell’Imperatore.
Marzia Vaccaro
Complimenti per l’articolo, molto delucidante, mi ha aiutata per i miei studi di storia dell’arte moderna.
Irene
Vorrei segnalare che nel testo si fa continuamente confusione tra Titani e Giganti, come se fossero la stessa cosa. Qui è raffigurata la Gigantomachia, mentre la Titanomachia è un’altra battaglia, avvenuta in precedenza
Dario Mastromattei
Hai ragione Irene. Grazie per la segnalazione, ho immediatamente corretto gli errori.
Antonio Piffaretti
Vorrei segnalare una imprecisione del testo, dove dice testualmente “…della torre di Babele, costruita dagli uomini cristiani nel tentativo di volersi avvicinare a Dio”. L’episodio citato è riportato nel libro della Genesi e si riferisce ad eventi avvenuti un millennio prima della nascita di Cristo. Il riferimento a “uomini cristiani” va pertanto letto come “uomini ebrei”.
Dario Mastromattei
Grazie per la correzione Antonio, sei stato molto gentile.
Gino
riguardo le scimmie, ho letto non ricordo dove che probabilmente Giulio Romano per l’affresco si basava su dei testi che erano stati tradotti erroneamente e la scimmia non è altro che una traduzione errata di quel testo che Romano ha preso per esatta ma che nel testo originale non c’era
Dario Mastromattei
Si, Gino. Confermo pienamente il tuo appunto: secondo alcuni studi, l’intera iconografia della sala sarebbe legata alle “Metamorfosi” di Ovidio.
Nella traduzione effettuata dal veneziano Nicolò degli Agostini, nel 1522, si legge:
“e sotto quelli (monti) i Giganti sommerse (Giove)
poi che con le saette sue gli uccise,
e il sangue lor in scimie si converse
che la terra sua madre l’alme imise;
così la lor superbia fu punita
da quel signor c’ha possanza infinta”
Andando ancor più a ritroso, si riscontra lo stesso errore nel testo in prosa di Giovanni dei Bonsignori (su cui si basa il testo di Nicolò degli Agostini), ed ecco lo stralcio:
“[…] Pertanto le simie inzenerorono e nacquero dal sangue loro.”
In poche parole, la presenza della scimmia nell’affresco di Giulio Romano è legato al tradizionale “errore” che si è tramandato tra i vari autori che si sono dedicati alla traduzione dell’opera di Ovidio.
Volendo essere pignoli, però, non si può parlare di vero e proprio “errore” da parte di questi autori: questi, infatti, più che sbagliare la traduzione, hanno cercato di trovare nei testi interessati un determinato contenuto.